Pagina:L'astronomo Giuseppe Piazzi.djvu/41

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32 DISCEPOLO E AIUTO

malignarlo, a ferirlo con motti, a strappargli di mano i libri che trattavan di matematica.

Guerricciuole di chiostro, nè vecchie, nè nuove!

Fu, credo, per virtù di tali influssi che, una volta, trovandosi in una brigata di culte e civili persone, venne punto da un suo avversario, il quale volle alludere con acredine alla nota tardità del suo ingegno, fanciullo, e alla difficil vittoria che, pur dai grandi, mal si consegue negli studi severi. Ripiccò il Piazzi, pronto ed arguto, il maligno; e, non che infiacchirsi, destossi a lena maggiore e, maggiormente risoluto, pose l’animo là dov’intendeva. Virtù degli eletti!

Ordinato sacerdote nel 1769, fu mandato a Genova, lettore di filosofia a’ novizi in quella casa. Vi recò nuove idee, metodi più sennati e conformi alla ragione; e per questo non mancarono gli attriti; i quali si fecero anzi amarezze e, peggio, persecuzioni e calunnie, allora che, abbandonate le vecchie dottrine, si costituì pubblico difensore di tesi nuove. Per la qual cosa il soggiorno, quasi triennale, di Genova gli tornava lungo ed inospite; e fu poi lieto di correre a Malta, chiamatovi dal Pinto, gran mastro dell’Ordine Gerosolimitano, a professarvi le matematiche; dove tuttavia non rimase più di due anni, essendosi, come è noto, sciolta quell’università dal successore, il gran mastro Ximenes. Eppure, in omaggio a’ suoi meriti, gli vennero fatte le migliori profferte per trattenerlo, tra cui una commenda dopo un decennale esercizio: rifiutò; — voleva tornare in terraferma.