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l’edera 117


— Paulu porterà oggi tanti denari: dicono sia andato a Nuoro, dove...

— Taci, — interruppe zio Zua, cercando di sollevarsi sul guanciale, e animandosi cupamente al ricordo di Paulu. — Corni porterà, quel vagabondo, quel giramondo: chi gli fa più credito? Tutti ridono di lui... Ah, tutti... sì... tutti... ah...

La collera lo soffocava. Il vecchio Pira s’alzò e gli accomodò il cuscino sulle spalle.

— Non adirarti, così, Zua: ti fa male.

— Mi adiro, sì, perchè, vedi, tutti credono che egli sia in viaggio per affari suoi, per... Basta, invece... ah, ah...

— Invece è in giro per divertirsi, lo sappiamo, disse Chircu Pira, cercando di calmare l’amico. Lo sappiamo.

— Sì, vecchi miei. È andato alla festa di Sant’Isidoro. E si è fatto prestare ì denari. Ah, non pensa che fra cinque giorni si farà la prima asta della casa e della tanca: non ci pensa, come del resto nessuno ci pensa... qui... Oh, son tutti allegri: se ne infischiano, loro! Vedete don Simone! Egli se ne va a passeggio, per farsi venir l’appetito! Sperano forse che io muoia, entro questi cinque giorni: ma la mia pelle è dura, e dentro la mia pelle ci stanno sette anime, come le ha il gatto! Non morrò, vecchi miei, a se morrò, c’è qualcuno che verrà... verrà a vedere... ah!

— Che cosa verrà a vedere? Zua, non adirarti, — ripetè il vecchio amico, — ti farà male.

Ma l’altro fratello insistè: