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124 l’edera


Il fanciullo taceva. Annesa guardava: e non si stupì quando Santus, vedendola, gridò:

— Annesa, ohè, Annesa! Ecco qui l’uccellino scappato. Lo vedi? Guardalo bene: anche tu puoi dire che è lui?

— E dove sei stato, tutto questo tempo? — domandò Annesa quando i paesani le furono vicini.

Il ragazzetto la fissò coi suoi occhi azzurri cattivi, ma non rispose.

— Abbiamo incontrato don Paulu, — le fece sapere il pastore: — stanotte non tornerà in paese: non aspettatelo.

Annesa, che si rimetteva sul capo la brocca, vibrò tutta, e per nascondere il suo turbamento lasciò che i paesani passassero oltre. Ma le parve che Santus si voltasse e si fermasse poi ad aspettarla.

— Egli deve dirmi qualche cosa — pensò raggiungendolo.

Gli altri precedevano di qualche passo.

— Dove hai veduto don Paulu? — ella domandò, guardando davanti a sè, verso le prime case del villaggio.

— Nei salti di Magudas: era diretto a quel paese. Anzi, mi diede un bigliettino per te... per darlo a don Simone, forse... — aggiunse il buon pastore, ch’era un buon uomo, ma non senza malizia. — Però mi ha avvertito di darlo solo a te... Ecco... E le mise in mano il biglietto che aveva destramente levato dalla borsa della cintura.

Annesa strinse nel pugno il pezzetto di carta: una brace non l’avrebbe scottata di più. Passa-