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218 l’edera


Egli mi confidò tutto; mi disse d’essere tornato la sera prima e di aver avuto un colloquio con te, mentre il vecchio dormiva. Egli ti disse di aver trovato i denari, e ti confidò i suoi progetti per l’avvenire. E promise di sposarti: ma tu non l’hai creduto, tu hai espresso il timore che egli, andandosene, ti dimenticasse. E dopo questo convegno... il vecchio morì! non si potrebbe dunque credere che tu abbi commesso il crimine per impedire a Paulu di partire?

— Ma Paulu che cosa diceva? Che cosa? - ella domandò.

— Egli ti crede innocente... Almeno lo dice.

— Prete Virdis, — ella disse allora, coprendosi gli occhi con una mano, — lei mi ha giudicato come i fanciulli giudicano le streghe: peggiore di quello che sono. Il vecchio era morto quando Paulu tornò... Ebbene, sì, — riprese dopo un attimo di silenzio, scoprendosi gli occhi e alzando la voce, — le dirò tutto, prete Virdis: l’ho ucciso io... L’ho ucciso perchè credevo di salvare Paulu... E Paulu passò di fuori e non mi avvertì: e la stessa sorte, che mi portò in questo paese maledetto, mi costrinse a diventare quello che sono diventata... L’ho voluto io, forse? — No, no, prete Virdis, io ho fatto strazio di me perchè così ha voluto la sorte, lo avrei voluto essere una donna come tutte le altre; avere un padre, una madre, vivere onestamente... Perchè Dio, se è vero che c’è, ha voluto altrimenti?...

— Dio ti ha dato la ragione, Annesa: non senti tu, in questo momento, che hai la ragione e che la tua sorte te la sei creata da te? Perchè non hai