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56 l’edera

il veleno, voi; tutti mi date il veleno, voi... per farmi morire lentamente, che siate maledetti voi e che sia maledetto il latte delle vostre madri. Ma arriverà presto il momento che desiderate: sì, sì, presto, prestissimo. Mi troverete morto come un cane, e allora sarete contenti...

— Ma state zitto una buona volta, — disse Annesa, minacciosa. — Vergognatevi di dire queste cose, vecchio ingrato, vecchio cattivo...

Egli però continuò a brontolare, anche dopo che ella ebbe spento il lume e si fu coricata. Nel buio ella sentiva quella voce ansante e stridente, e le pareva che una sega le dividesse il cuore. E una parte di quel cuore si conservava buona e pura, e ardeva d’amore, di pietà, di gratitudine, mentre l’altra parte sanguinava e ardeva anch’essa, ma come un tizzo verde, d’una fiamma livida e puzzolente. La dolcezza e la tristezza dei ricordi erano sparite: quella voce di fantasma cattivo richiamava la donna alla realtà opprimente.

Le pareva di soffrire d’asma anche lei; e invece di compatire il vecchio per ciò che egli soffriva, ella ripeteva fra sè le imprecazioni e le male parole di lui.

Finalmente entrambi si calmarono e si assopirono. Una voce dolce e sonora cantò in lontananza una soave battorina d’amore, poi s’avvicinò, risuonò nel silenzio della straducola, accompagnata da un coro melanconico di voci giovanili:

... Sos ojos, sa cara bella,
Su pilu brundu dechidu!