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ciofo — cioncare. 89

sere evidentemente nel voc. ger. Ad ogni modo la specializzazione del senso in “ceppo di legno” sembra propria dall’it., dacchè, l’ing. shock, l’afr. choque, chouquet, fr. choc, sp. choque, chocar, choquer, hanno per senso se non esclusivo certo primario quello di “cozzo, colpo”; idea svoltasi facilmente da quella di “agitamento, ammucchiamento”. Deriv.: acciocchire, acciucchire, acciocchito, acciucchito.

Ciofo, uomo sciatto e dappoco (Grazzini). Si fa venire dal tm. Schuft, ol. schoft, mascalzone; ed il t sarebbe caduto, perchè, secondo il Diez, l’it. non comporta il gruppo ft. Schuft poi è dal Kluge spiegato col bt. schûf ût, “cacciato fuori”, ol. schavuit. Schuf ha per rad. il mat. schupfen, spingere, scacciare. Quindi Schuft in sostanza = rifiuto.

Ciompo, scardassatore di lana; plebeo (Marchionne Stefani). Questa parola che comparve in Firenze al tempo del Duca d’Atene (1340), secondo Marchionne Stefani era una storpiatura che il volgo faceva del fr. compar, compare, nella frase compar allois à boiser, compare andiamo a bere. Altri invece non sapendo spiegare come un termine di affettuosa familiarità fosse applicato ai membri d’un’arte, ricorrono all’aat. zumft, mat. zumpft, zumft, tm. Zumft, adunanza, regola, corporazione d’arti e mestieri, dal vb. aat. zëman, zamian, domare, unire, che nel campo idg. ha per corrispondenti il gr. δαμάω, δαμάζω e il l. domo. Si è pensato anche al t. stumpf, ottuso, ol. stomp: il quale darebbe ragione del significato accessorio che ha ciompo di “dappoco, sciatto”; ma la forma è molto lontana. Deriv.: ciomperia.

Cioncare1, bere avidamente (Cavalca, Sacchetti). Crediamo che questo vb. provenga dall’aat. scenkan, scenchan, schenken, mat. scenken, scenchen, tm. schencken, ags. scencan, sceonc, sceonca, fris. schinkien, sv. schanka, versare da bere. Il passaggio dal concetto di “dare da bere” a quello di “bere” è facilmente spiegabile; molto più che il mat. schenkunge significano anche “il bere”, specialmente