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190 ghidardone — ghiera.


In processo di tempo, poichè gli Hohenstaufen si mostrarono osteggiatori accaniti della Chiesa, Waiblinger da “partigiano degli Hohenstaufen” passò a significare “partigiano dell’Imperatore”, e per naturale conseguenza quello di Welpher “partigiano della Chiesa”. Ma questo trapasso seguì dapprima in Italia e non in Germania. V. Guelfo. Deriv.: ghibellineggiare, ghibellinismo.

Ghidardone, lo stesso che Guiderdone (Gradi di S. Girolamo).

Ghiera, dardo o freccia (M. Villani, Morelli). Il Diez trae senz’altro questo nome dall’aat. ger, lancia. Ma il Mussafià propenderebbe pel l. veru, spiedo; il che peraltro a me pare poco verosimile, attesa la difficoltà gravissima del v latino che entrando in it. si sarebbe indurito in gh; il che è, se non anormale, per lo meno rarissimo; mentre la cosa era naturalissima venendo dal g tedesco, che è già duro. Di più: dal veru latino si svolsero parecchie altre parole italiane, e tutte col v, come verrina, verricello, e fors’anche verretta e verrettone, benchè queste due ultime mediante il l. verutum derivato di veru. Dal che si deduce che la maggior probabilità, per non dir certezza, milita a favore dell’etim. germanica; tanto più che la voce ger., come s’è visto e si vedrà ancora, sotto due altre due forme entrò nel romanzo; il che costituisce una prova ch’essa dovette essere molto usata dai popoli settentrionali invasori dell’impero romano; onde non è da maravigliare se ebbe largo sviluppo nel territorio delle lingue neolatine. Ora l’aat. gêr, kêr, mat. gêr, gâr, as. gêr, ags. gàr, anrd. geirr, arma da getto, fu voce di larghissima diffusione presso gli antichi e primitivi barbari dell’Europa settentrionale. Già Polibio e Diodoro parlano del γαῖσος e γαῖσον, lancia dei popoli del Nord. Ora questo γαῖσος γαῖσον è la stessa parola che la nostra, la quale, secondo il Kluge, riposa sul got. * gaiza che si lascia dedurre dagli antichi nomi proprii, come Hario-gaisus, e dal fatto che l’anrd.