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194 ghirlo — ghisa.


Ghirlo, vortice, turbine, (dial. lombardo). Procede dal t. Wirbel d’ug. sig., e propriamente “ciò che si volge in giro”. Formalmente questa parola è affine a ghirlanda, e perciò da essa taluni tentarono di trarre quest’ultima. Ma, anche lasciando stare che le lingue sorelle presentano forme come garlanda e gerlanda d’impossibile derivazione morfologica da Wirbel, fu già osservato dal Diez che il passaggio dei sensi è tanto ardito che non permette di ritenere possibile una tale originazione.

Ghisa, grosso pezzo di ferro fuso. È un neologismo diventato comune in Italia in questo secolo, e cominciato ad usare probabilmente nel secolo scorso o alla fine del 17.º È difficile stabilire con rigore se provenga immediatamente dal fr. gueuse che gli corrisponde esattamente per senso ovvero sia derivato direttamente dal t. Io propenderei per quest’ultima ipotesi, essendo poco verosimile per la forma che da un fr. gueuse si potesse svolgere un it. ghisa, benchè il dial. ginevrino e quello del Berry abbiano guise. Ad ogni modo l’origine prima di una tal voce è senza dubbio il tm. Guss, getto, fusione, e meglio ancora il mat. guz, [aat. guzzo], come è facile scorgere dal milan. ghisa, che sta forse per güsa, e dal trentin. ghiza; e dal fatto che nel tm. la ghisa è chiamata Gusseisen = ferro fuso. L’aat. giozo, gëozo, giezo = acqua corrente. Verosimilmente questo è uno dei numerosi nomi mineralogici che il tm. ha dato alle lingue romanze; benchè non si spieghi facilmente il trapasso delle forme. Il fr. gueuse che s’incontra già nel sec. XVI, forse ebbe per intermediario il fiamm. guysen, scorrere, che pare per senso e per forma connesso al t. giessen, fondere, versare. Lo sv. gös può essere stato tolto dal fr. Quanto al tm. Guss, guss esso è nome formatosi dal vb. giessen, goss gegossen, mat. giezen, aat. giozan, gëozan, giazan, kiozan, giezen, versare, spandere, fondere, gittare un metallo. Il got. era giutan, as. giotan, geötan, ags. giotan, anrd. giota, a fris.