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282 ligio.


suna delle lingue ger. nè nel fr. Procedette da aat. lëfs, da cui mat. lëfs, lëfse, tm. Lefze, labbro.

Ligio, vassallo dei tempi feudali che teneva una sorta di fio che l’obbligava d’un’obbligazione più stretta degli altri verso il suo signore. Oggi in senso più lato e per similitudine dicesi di chi dipende dai voleri d’alcuno, che anche dicesi schiavo (Petrarca, Bembo, Borghini). Immediatamente riposa su afr. lige, d’ug. sig., da cui si formò il tardo mlt. ligius che ricorre sovente nelle formole homo ligius, ligia potestas, ligia voluntas. L’afr. presenta anche lege e vb. eslegier. Il prov. ha litge, il fr. lige. Il Voss tentò di trarre il vocab. fr., che è fondamentale in rom., a l. liga, vincolo. Ma un agg., in ogni caso, avrebbe dovuto formarsi da un altro agg. che qui non poteva essere che ligatus. Ora da ligatus, molto conveniente pel senso, fr. lige e mlt. ligius sono di formazione foneticamente impossibile, giacchè la sillaba tonica non può scomparire; e difatti non è scomparsa nel fr. lié e nell’it. legato. Anche l’anrd. lidi, compagno, accennato dal Diez, va escluso pel senso troppo lontano. Resta un’altra etim. ger., che nonostante qualche difficoltà di senso, ormai è accettata da insigni linguisti, e fra gli altri dal Mackel. Questi fa procedere afr. lége lege da vlt. * ledigus * ledicus, analogamente a salvage da salvaticus; poi riporta * ledigus * ledicus ad abfr. lëdig, che nel mat. presenta le forme lëdec lëdic lidic lidig da aat. * lidag ledig, got. lithags, libero, vacante, vuoto. Il tm. è ledig, libero, sciolto, non impedito; l’anrd. è lithugr, m. ing. lethy, libero vuoto. Altre affinità posson vedersi nel Kluge p. 230. Per rendersi ragione del passaggio a prima vista impossibile del signif. che il vocab. aveva ed ha nel campo ger. di “libero, sciolto”, a quello assunto nel rom. di “vassallo, suddito”, bisogna tener conto di quel che dicono a questo proposito il Ducange e il Grandgagnage. Il primo scrive «Ligius dicitur is qui ratione feudi vel subjectionis fidem omnem contra