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286 lista — lizza.


λείος λιαρός, morbido, dolce, mite, e a l. lêvis, liscio, se non facesse difficoltà la nasale che riscontrasi in svev. lins, laêns. Il Faulmann, dopo avere riportato lîsi a lîsan, trae questo da lintan, salire! Deriv.: liscezza; liscia-mente-mento-rda-re-ta-tina-to-tojo-tore-trice-tura.

Lista listra, lungo pezzo di checchessia, stretto assai in comparazione della sua lunghezza, fila, nota, segno, indice, catalogo (Dante, Villani, Buti). Con sp. port. lista prov. lista listre, fr. liste, e lisière per listière provenne immediatamente da aat. listâ, donde anche mat. lîste, tm. Leiste, striscia a forma di nastro, fimbria, orlo, gallone, passamano, frangia. L’ags. presenta list, da cui ing. list, orlo, frangia, striscia, to list, enlist, arrolare, l’isl. lista, orlo, striscia. Dal t. vennero pure lit. lýste, lista, tavoletta da riporvi su qualche cosa, e lett. liste, lista. Kurschat 2, 23; Mielke 2, 324; Nesselmann 371. Quanto all’origine prima, pel Graff 2, 251, e il Weigand 2, 37, aat. listâ spetta a vb. got. leisan lais, che secondo il Grimm vale “andare, seguire”. Quindi listâ è propriamente “qualche cosa che va attorno, che abbraccia”. Nelle lingue rom. sorelle lista ha avuto maggiore sviluppo che in ital. Così in isp. produsse listar alistar, il port. listrar, il prov. listar, listrar l’afr. lister. Deriv.: lista-ccia-re-to; listello; allistare.

Lizza, riparo o trincea (Stor. Ajolfo; Orl. Fur.); tavolato, muro o tela, rasente la quale correvano i cavalieri nelle giostre (Malmantile). Circa l’origine di questa parola [sp. liza, prov. lissa, fr. lice, ing. list], il Diez respinge l’etim. da l. licja, licium, “filo, cordicella”, pel significato, e propone, dubitativamente però, il mat. letze, impedimento, ostacolo che esclude da qualche cosa; riparo. Il Diez tenta convalidare questa sua congettura coll’esempio di tanti altri termini di guerra entrati dal t. in rom. Per parte nostra diciamo che il senso si presterebbe benissimo; ma che fa difficoltà grande l’assottigliamento della vocale tonica e in j, che non è regolare. Qui poi s’ag-