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310 malta — malvagio.


ing. mail, valigia, borsa. Certamente il senso è alquanto diverso; perchè l’it. presenta una restrizione e una determinazione grandissima rispetto al valore generico di “custodia” che ha il vocab. germanico. La forma non si scosterebbe tanto, massime considerato che alcuni dialetti (per es. il moden.) invece di mallo dicono mala e malone. D’altra parte il gr. μαλλός, vello della pecora, e il l. mallo-onis, rezzuola della cipolla, presentano difficoltà per lo meno uguali. Accanto al ger. mala sta gael. maladh, mâlah, sacco, guscio e gli fa concorrenza.

Malta, fango, belletta, melma (Pataffio, Sacchetti, Pulci). Voci parallele sono: lad. maulta, molta, lomb. molta, bl. molta. Il Castiglione fu il primo a ravvisare nella parola it. un derivato da aat. molta molt, mat. molte molde multe, polvere, terra [got. mulda, χοῦς κονιορτός, polvere, terra, muldeins, χοϊκός, polveroso ]. Nel tm. la voce è andata perduta, precisamente come aat. e mat. mëlm, che aveva uguale signif. e la stessa radice. Sull’orig. ger. di it. Malta presa in questo senso non può esserci alcun dubbio. È vero che presenta un senso un po’ diverso dalle corrispondenti got. aat. e mat., valendo ora non semplicemente “terra, polvere”, ma “terra, polvere rammollita”. Ma questa piccola differenza fa poca o niuna difficoltà, poichè un identico trapasso ideologico vedremo essersi verificato anche in Melma, che è certissimamente parola ger. e dello stesso ceppo fonetico. Inoltre dall’agg. mat. molwik per moltwik, morbido come polvere, si rileva che a mat. molt era inerente anche l’idea di “terra o polvere morbida e tenera”, e che perciò anche nel campo ger. la parola in quistione conteneva già un senso assai vicino a quello che si trova avere al presente in it. La forma poi d’alcuni dial. dell’Italia settentrionale perfettamente uguale all’aat., costituisce anch’essa un argomento decisivo per questa etimologia.

Malvagio, cattivo, tristo, di pessima qualità (B. Latini, Guinicelli, Dante). Gli corrispondono prov. malvais,