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370 piffero.


medesimo Diez crede che le forme fr. e sp. siano derivate dall’it., il che è reso verosimile anche dall’anteriorità dell’arte italiana rispetto alla francese e spagnuola. Tuttavia il Littrè trae il fr. direttamente da fr. pied e da estal d’orig. ger. Ma poichè il fr. appare solo nel sec. 15º, mentre l’it. è in uso già nel 13º, difficilmente si può accettare questa ipotesi del sommo lessicografo.

Piffero, strumento da fiato uguale al flauto; suonatore dello strumento (Ser Giov. Fior., Pecorone; Pulci). Corrispondono qui: fr. piffre, fifre, sp. pifaro, lad. fifa d’ug. sig. Procedette da mat. phîfaere pfîfer [venuto da aat. phîfâri, tm. Pfeifer, flautista. All’aat. e mat. sono paralleli ags. pîpere, isl. pipari. Questo nomen agentis ger. col vb. mat. phîfen pfîfen, tm. pfeifen, suonare il piffero, sono formazioni svoltesi in quel campo dal nome aat. phîfâ fîfâ pfîfa, mat. phîfe, pfîfe tm. Pfeife zampogna, fistola, afris. pîpe, nodo di canna, fris pîp, bt. pîpe, ags. pîpe, ing. pipe, ol. pyp, anrd. pîpa, canna, piffero. Ma questo nome a sua volta era d’origine lat., avendo esso a base l. pîpa, donde anche le voci rom.: sp. port. pipa, it. piva, afr. pipe, prov. pimpa, cornamusa rustica; it. trent. pipa e anche it. pipa, strumento da fumare. Secondo il Diez l. pipa sarebbe stato sost. verb. derivato da vb. pipare, e quest’ultimo sarebbe stato un’onomatopea del pipilare o pigolare degli uccelli; e il nome pipa sarebbe poscia stato applicato ad una sorta di strumento da fiato, perch’esso imita in certo modo il pigolìo degli uccelli. Ma checchessia dell’orig. prima di l. pipa, è certo che piffero si può chiamare un cavallo di ritorno, che però in Germania ha subito tale elaborazione da presentare una faccia affatto nuova. Quanto al tempo della introduzione, bisogna certamente escludere che ci venisse dalle invasioni barbariche; ma non è nemmen vero quel che dice il Tramater che fosse importato dagli Svizzeri, giacche questi comparvero in Italia solo nel sec. 15º, laddove il vocabolo s’incontra già