forse impossibile con due popoli per lingua e costumi tanto differenti, e bastava che il vocabolo ger. fosse reso con quella parola got. che più per senso gli si approssimava. Alcuni hanno tentato di trarre bl. burgus da gr. πύργος torre fortezza. Foneticamente una tale trasformazione sarebbe possibile partendo da un gr. βύργος, che per altro non è documentato. Ma le circostanze storiche, di cui s’ha pure a tenere conto anche in questa materia, sono recisamente contrarie a tale derivazione. Primieramente gr. πύργος è più che altro voce poetica usata massime da Omero o dai tragici in senso di “torre” " ovvero di “fortezza morale” (Αίας πύργος Αχαιών Aiace fortezza degli Achei), e quando è adoperata da qualche prosatore, come Erodoto e Senofonte, ha il signif. di “parte superiore della casa, squadrone schiera”, ma non quello di bl. burgus e molto meno di it. borgo. E del resto è affatto inverosimile che il linguaggio militare dei Romani nel sec. 4.º togliesse in prestito dai Greci un termine antico e quasi poetico, laddove era ovvio, per le ragioni che si diranno, che il togliesse da Germani. Difatti bl. burgus appare la prima volta in Vegezio che De re mil. 4, 10 ha la frase «castellum parvulum quam burgum vocant». Egli scriveva intorno al 385, poichè dedica il suo libro a Valentiniano II, 375-390, e parla delle guerre di Teodosio il Grande. A quel tempo non erano, è vero, ancora seguite le invasioni barbariche, e quindi non era peranco incominciata la introduzione degli elementi ger. nel latino. Ma i Barbari avevan però fatto frequenti incursioni e invasioni parziali, massime i Franchi, gli Alemanni, i Marcomanni, i Goti; i quali ultimi s’erano stanziati nella penisola dei Balcani. Ma anche senza di questo, e prescindendo dalle numerose relazioni che Romani e Germani doveano avere insieme, le legioni romane poste a presidiare i confini, erano in contatto immediato e continuo coi Barbari: quindi era facile che qualche parola di costoro entrasse nel linguaggio militare lat. Ora