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152 l'ombra del passato

con voce grossa e rauca, che a volte però diventava sottile e quasi dolce, e battendo forte il bastone sullo scalino della porta, ella sbraitava contro i parenti che non volevano aiutare la cestaja.

Solo i povrett, sì, solo i poveretti possono capire la miseria e i malanni altrui — diceva. Gli altri, quelli che hanno la roba, pensano solo a loro, viscere care!

Adone fu colpito da queste parole: pensò alla Tognina e alle sue sedie. Tuttavia, siccome Marco rideva, perchè la zia Barberina era molto ridicola quando s’arrabbiava, anche lui si mise a ridere. La vecchia li minacciò col bastone. La mamma di Marco, che era una bella donna, rossa, grassa e calma, osservò che la cestaja poteva proseguire benissimo il suo mestiere. Caterina, poi, era così maleducata: un vero folletto. E anche ladruncola. Una zingara, anzi, non un folletto.

— Ma io la manderò a scuola! Ci ha del talento, quella lì, qui — gridò la vecchia, battendosi lievemente la fronte col pomo del bastone. — Impara a meraviglia tutto, in un attimo. È più brava di molti ragazzetti che sembrano beneducati.

— Va bene, — disse la rossa, piccata perchè l’accenno era per Marco. — E voi mandatela a scuola. Ma se tocca ancora le mie uova le darò io il talento e la memoria: gliele insegnerò a sculacciate.

Marco e Adone ricominciarono a ridere: intanto Caterina s’era avvicinata pian piano, e spiava dietro la siepe.