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166 l'ombra del passato


— Perchè non la volevano vicino?

— Perchè ci attacca il male della sua matrigna.

— E come ce l’attacca se lei è sana? — gridò Adone, sempre pronto a difendere le cause giuste.

— Eh, così! Non lo so, — rispose l’altro, stizzito. — Del resto, anche tu, l’altro giorno, hai detto che avevi paura di entrare dalla zia Ballerina.

— È vero, ma è altra cosa...

— Va là, va là, sta zitto! È la stessa cosa.

— No, ti dico. Eppoi, per farti vedere che non ho paura, ora vado assieme con Caterina.

— Se tu vai con lei, io non vengo più con te! Mai più in tutta la vita! — gridò Marco, arrabbiato, spingendo col piede tutt’i sassolini che trovava.

Caterina si volse. Era rosea in viso, con gli occhi brillanti, le labbra accese: era bella come una Madonnina, nel suo scialle nere e grigiastro: sembrava l’immagine della salute.

Tuttavia Marco e Adone la raggiunsero e la schivarono. Ed ella non disse niente, ma si accorse della loro mossa. Ella aveva paura di Marco, che minacciava sempre di bastonarla: e se era prepotente con le bambine e si vendicava graffiandole e sputando loro addosso, perchè si accorgeva benissimo che la sfuggivano come un’appestata, non si azzardava di fare altrettanto coi maschi. Anche lei era prudente: e non era affatto selvaggia, e neppure cattiva: ma aveva una morale tutta sua: si serviva della sua forza e della sua astuzia fin dove potevano riuscirle utili.