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l'ombra del passato 181

diva per lui. Ricordava i giuramenti che s’erano fatti, di non tradirsi mai, e si propose di non cercarsi più un altro amico.

Ora camminava solo, per l’argine e pei viottoli, e cercava quasi le orme del suo povero amico, per ricordarsi meglio di lui. Si fermava dove ogni giorno solevano incontrarsi. Un giorno chiamò:

— Marco! Marco!

Gli rispose la voce del cuculo, che pareva triste e beffarda come quella dell’eco. Egli ebbe voglia di piangere. E l’indomani ripetè il suo richiamo! Così egli conobbe la voluttà del dolore.

Un giorno Caterina lo raggiunse nel viottolo già tutto coperto di verde e pieno di usignuoli. Dopo la morte di Marco egli evitava di chiacchierare con lei, ricordandosi che il suo povero amico non amava Caterina.

Quel giorno ella camminava più svelta del solito, sollevando da terra i grossi piedi mal calzati.

— Adone, — disse, quando ebbe raggiunto il fanciullo. — ho da dirti una cosa, da parte della mamma di Marco. Ella vuole vederli.

— Subito?

— Sì, subito... No, quando passi per Casale; quando vuoi tu...

— Che vuole da me?

— Chi lo sa? Forse per farti vedere il ritratto di Marco morto, lo non l’ho voluto vedere, io! Ho paura dei morti.

— Paura d’un ritratto, balorda! Sei poco stupida!