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l'ombra del passato 17

spondeva l’eco beffarda che pareva anch’essa la voce di un essere nascosto sott’acqua.

— Come si fa a far su la roba?

Roba,1 — rispondeva il grido beffardo.

E anche un campanile bianco, all’orizzonte, pareva sorgere dall’acqua, come una vela. La barca sfiorò una lunga isola che terminava con un triangolo di sabbia a fior d’acqua.

— Di chi è quest’isola? — domandò l’impiegato. — C’è una bandiera su un palo. Perchè?

— L’isola è dei Galvanin: forse la bandiera c’è perchè oggi è festa, — disse Pigoss: ma Adone protestò.

— È anche mia, però! C’è in mezzo un laghetto: e tante lepri, e biscie, e uccellini piccoli piccoli. Non dirlo a nessuno, — aggiunse all’orecchio dello zio. — C’è anche un pesce grosso: forse è uno storione. Taci, però, eh?

— Ci sei stato? Come? Come l’hai veduto?

— Lo so io! — egli rispose con aria di mistero.

L’isola, coi suoi pioppi e i salici curvati sulla sabbia, s’allontanò: la barca s’avvicinò di nuovo alla riva.

— Arrivederci. E sii bravo, — disse l’impiegato al ragazzetto. — Vedrai cosa ti manderò, se sarai buono. Me lo prometti? Non sarai cattivo?

Adone guardò il gigante, come per prenderlo a testimonio che gli si domandava una cosa impossibile: poi i due cugini si abbracciarono e Gio-

  1. Ruba.