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344 l'ombra del passato


Quel giorno Maddalena sembrava brutta: il suo viso era accigliato. E il referendario cominciò a scherzare, domandandole a che cosa pensava.

— Pensa alla sua parte. — disse il seminarista, che fissava arditamente le signorine e specialmente la biondina.

— Oh, no! Ho paura che tutto vada a monte. La nonna non sta troppo bene, — disse Maddalena: poi guardò verso un’isola di sabbia ed esclamò, animandosi: — C’è un bellissimo uccello ferito, là: guardate!

— Sì, è sdraiato sulla sabbia. È nero, col petto bianco. Ma non è ferito.

Cominciarono a discutere. Che uccello era? Nessuno lo conosceva, neppure Jusfin.

— Io vado a prenderlo, — disse Pigoss. Accostiamoci alla sabbia.

— Ê più sano di noi! Sì, va e prendilo, — disse Jusfin con ironia mentre Pigoss si rimboccava i calzoni sulle gambe aree.

L’uccello restava immobile, con le zampine verdi abbandonate sulla sabbia: e parve non accorgersi del barcaiuolo che s’avanzava sull’acqua bassa della riva; ma ad un tratto si alzò, saltellò di qua e di là, spiccò il volo.

Jusfin gli fece addio con la mano: Maddalena disse con ironia:

— Sono contenta!

E Adone fu per domandarle perchè allora aveva permesso a Pigoss d’andare a prender l’uccello; ma non osò parlare.