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ad un progetto di legge per l’estensione del suffragio maschile; e mentre era impossibile, si intende bene, la riuscita in quella prima occasione, il suo brillante e vibrato discorso suscitò una profonda impressione, ottenendo 80 voti favorevoli, contro 196 contrari. Da allora la questione fu seriamente aperta per non chiudersi mai più. Nel 1869 fu concesso il voto municipale, come effetto, nell’opinione di molti, della campagna di Mill per il voto politico. Nel 1870 fu approvata il Married Woman’s Property Act, cioè la prima legge che concedeva alla donna maritata la libera disposizione di ogni suo guadagno — del peculio privato — rimanendo ancora limitata la disponibilità della proprietà rimanente. Nello stesso anno le donne divennero eleggibili alle «Commissioni per il controllo della scuola» (School Boards), e parecchie furono subito elette a grandi maggioranze.

Nel 1875 presero posto per la prima volta nelle «Commissioni per l’assistenza dei poveri» (Poor Law Guardians). L’anno 1876 segnò una grandissima vittoria — dopo quasi vent’anni di lotta e di resistenza accanita, le donne furono annesse alla professione medica: di che avrò ancora da parlare più oltre in questa conferenza. Nel 1882 fu approvata la seconda legge riguardante la proprietà, per la quale la donna maritata dopo l’approvazione della detta legge otteneva la completa disponibilità di ogni suo avere. E non mancarono le ripercussioni di tutti questi progressi nel campo del costume. Nel 1885 «l’età di consenso», come la si chiama nel Codice Civile Italiano, fu elevata dai 13 ai 16 anni, e nel 1886, per l’eroica campagna allora spiegata da ben 17 anni da Giuseppina Butler, furono abrogate le leggi che permettevano la regolamentazione del vizio da parte dello Stato. Secondo me,