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il nuovo orientamento della donna ecc. 121


la innalzi, la liberi e la renda savia — la donna che nell’anima sua almeno diventa «poeta», trasmutando il particolare nel generale, la conquista propria in con­quista altrui — questa donna è figura normalissima, è la donna come Dio l’ha fatta, e tutti vedranno, Si­gnori, come questa nuova vita creativa, questa nuova maternità entrerà a modificare ed elevare la cosa pubblica di domani.

Ed ora, per un passaggio facile e naturale, pas­siamo alla vita di famiglia.

La donna che solo per questa capacità creativa ha vera ragione di entrare nella vita pubblica, trova naturalmente la stessa missione in quella familiare. Ma se deliberatamente ho parlato prima della vita pubblica, era per prepararvi, Signori, a quella che sarà l’idea centrale di questa seconda parte della mia conferenza, e cioè che la «creazione» della donna, anche nella famiglia, non è solamente quella naturale. La maternità fisica è già tanto universalmente riconosciuta come cosa sacra, che non sento il bisogno, per parte mia, di spendervi altre parole: si intende che anche qui c’è possibilità e bisogno di elevazione, ma questa stessa elevazione, io credo, non verrà tanto per la sola osservanza e il solo studio dell’igiene, come ora troppo spesso si crede, ma piuttosto per tutto un rinnovamento derivante da un nuovo, e più alto, e più profondo concetto della maternità: dal riconoscimento, insomma, che la donna non può essere madre grande secondo la carne, prima di avere conosciuta la maternità dello spirito — per parlare più nettamente, prima di essere passata a partorire nello spirito. Fermiamoci un momento su questa singolare parola, perchè è qui, Signori, tutta la differenza fra quel vago e inefficace sentimentalismo che talvolta si chiama «bontà