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Con questo amore la donna, che ha conservato in sè quell’affinità con Madre Natura, il profondo sentimento della comunanza di tutti gli esseri, e di tutto il Creato, e che perciò non è tormentata da tanta irrequietezza, ed è più passiva e più inerte, ridà all'uomo il contatto con la Natura, dalla quale le lotte per l’esistenza lo hanno staccato. In generale l’uomo infatti ha sviluppato le sue capacità mentali e per via di logica arriva alla visione sintetica dell’assieme, e cura meno i particolari. La donna, invece, per la sua natura intuitiva, è tratta a far minor uso della mente, e mentre non assurge che oscuramente alla sintesi per cognizione subcosciente, si ferma nella eccessiva considerazione dei dettagli.

Un essere completa dunque l’altro e, come ci si rivolge alla natura quando ci occorre di attingere nuova forza per l’organismo o per lo spirito esausto, così pure l’uomo deve poter attingere nuova forza per la lotta dell’esistenza della donna sua compagna. Ed essa, a sua volta, appunto perchè deve essere lo strumento per il quale la Natura dà la sua forza all’uomo, come la Terra ad Anteo, non deve con alcun elemento suo egoistico lasciare che diminuisca tale Divino Afflato. È un sacrifizio a cui la donna è tenuta, quello cioè della consacrazione della propria felicità per il bene e per l’elevazione dell’uomo; sacrificata del resto rimane soltanto la facile illusoria felicità del momento, poiché la finale gratitudine dell’uomo resta per la donna che lo avrà inalzato.

Per poter veramente dare questa forza all’uomo la donna deve perciò spogliarsi di ogni sentimento personale, e risalire alla Verità, di cui essa ha l’intima intuizione, e che a lui sfugge, come ho detto, nelle lotte e nell’agitazione dell’esistenza esteriore; essa non