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gliamo non allontanare la donna, ma ad essa e avvicinare l’uomo.

Molti dolori e molte umiliazioni la vita fa inevitabili e fatali. Ma vi sono dolori e umiliazioni che si possono, che si devono cancellare per una più alta spiritualità umana.

Alcuni di essi vengono trascurati dalla considerazione maschile e — pour cause — ma costituiscono una ferita aperta nel cuore e nella dignità della donna pura. Essi sono frutto di egoismo e di pregiudizi inveterati ma destinati a perire. Dobbiamo aiutare la forza del progresso in questa salutare distruzione.

Si potrebbe sperare poeticamente con Tennison: «Sarà il ritorno di un paradiso più bello sulla terra, la festa nuziale si avanza casta e calma: e si erge una razza di sovrumani».

La donna nuova, quella che nella famiglia nuova saprà formare nel figlio il suo capolavoro e però affermare la sua benefica indispensabilità, porterà nella società il doveroso e prezioso ausilio della sua intelligenza e della sua coscienza che sono l’intelligenza e la coscienza di una metà del genere umano, provvista di cuore e d’intelletto e messa finalmente nel suo pieno valore, che non è superfluità ma complemento all’uomo e alle sue possibilità, che aumenterà i fattori sociali e la grandezza nazionale.

Non più allora un unico meschino campo di competizione femminile di fronte all’uomo per piacergli e per avvincerlo o l’avversione sessuale per un ristretto spirito di contrasto e di predominio, ma la serena fraterna coscienza dei propri diversi doveri e dei propri diversi valori, ma il rispetto individuale, ma la collaborazione di reciproco bene per un bene più alto.

E se la donna in generale è quello che l’uomo vuole