Pagina:La Natura.djvu/197

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libro quarto 197

Or io così, giacchè la mia dottrina
24A chi men la trattò più trista appare,
E da lei tortamente il vulgo aborre,
Nel dolce eloquio del pïerio carme
27A te porger la volli e tutta quasi
Co ’l miel soave de le Muse aspersa,
Se mai dato mi fosse in questa guisa
30Tener l’animo tuo sopra i miei versi,
Infin che il naturale ordine e tutta
L’utilità del mio metodo intenda.]
     33E poichè già insegnai di che natura
L’animo sia, di che elementi fatto,
Come unito co ’l corpo acquisti vita,
36Come disciolto a’ primi atomi torni,
Or ti voglio spiegar, già che si attiene
Intimamente a le trattate cose,
39Che siano quelle, a cui di simulacri
Nome noi diamo, e simili a membrane
Tolte da’ corpi, a cui servían di buccia,
42Qua e là vagolando a l’aure vanno,
E ne vengon dinanzi e ne spaventano
Ne le veglie e ne’ sonni, allor che immagini
45Strane vediamo e oscure ombre di morti,
Che ne scotono spesso orribilmente
Dal sopor molle in cui posiam distesi;
48Onde per avventura altri non pensi
Che fuggan l’alme fuor de l’Acheronte