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208 la natura

315Con la sembianza e co ’l color la vista.
E l’immagin fa sì, che ben si possa
Vedere e calcolar quanto ciascuno
318Disti da noi; perchè, vibrata a pena,
L’aer fra l’occhio e sè spinge e discaccia
Subitamente, e sì questo trascorre
321Lungo l’iride nostra, e le pupille
Quasi deterge, e in guisa tal trapassa.
Avvien però, che di ciascun obietto
324Noi vediam la distanza; e quanto più
D’aria dinanzi a lui vien che sia spinta,
E più lunga i nostri occhi aura deterga,
327Tanto vediam più lungi esser le cose.
Tal processo, s’intende, avvien sì ratto,
Che il corpo a un tempo e il suo distar vediamo.
330Nè punto è da stimar mirabil cosa,
Che, mentre i simulacri, onde colpiti
Son gli occhi nostri, alcun veder non puote
333Ad uno ad un, veduti sian gli oggetti:
Chè pur così, quando ne sferza il vento
A poco a poco e spira acuto il freddo,
336Non del vento e del freddo ad una ad una
Sentir sogliam le picciolette parti,
Ma tutto insiem più tosto; e allora a punto
339Sentiam, che tal su noi colpo succede
Qual di cosa che sferzi, e con esterno
Urto il suo corpo a noi sensibil renda.