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240 la natura

1176Ch’opra sono de l’alma i nostri sensi,
Quando sono dal sonno essi impediti,
Stimar si dee, che disturbata e spinta
1179Sia l’anima ad uscir; non però tutta,
Perchè in tal caso giacerebbe il corpo
Nel freddo eterno de la morte immerso.
1182Se non restasse in fatti entro a le membra
Parte alcuna de l’anima nascosa,
Come foco celato in cener molta,
1185Onde mai ne le membra il senso a un tratto
Rallumarsi potría, simile a fiamma
Che da foco sepolto a l’aure insorge?
     1188Ma perchè mai tal mutamento avvenga
E come scompigliar l’alma si possa,
Come il corpo languisca, ecco ti spiego:
1191Tu fa’ che i detti io non disperda a’ venti.
In primo luogo, già che posto è il corpo
In contatto de l’aria, essere ei deve
1194Dal frequente de l’aure urto percosso
E battuto a l’esterno: onde da cuojo,
Da corteccia, da callo, o da conchiglie
1197Protette per lo più sono le cose.
L’aria stessa ad un tempo anche percuote
Le parti intime, allor che respirando
1200L’animale la inspira, o ver l’esala.
Quando però battuto in varia guisa
D’ambe le parti è il corpo, e pei minuti