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la capanna dello zio tom


rattere attribuito a Saint-Clare non è puramente ideale. Ne sia in prova il fatto seguente:

Or sono pochi anni che un giovine gentiluomo del Sud si trovava a Cincinnati con uno schiavo favorito, che lo serviva personalmente dalla infanzia.

Lo schiavo trovandosi in uno Stato libero, colse l’occasione favorevole, fuggì per riacquistare la sua libertà, e si pose sotto la protezione di un quacchero, il quale era assai noto per aver tenuto mano a tentativi di questa sorta, il padrone s’irritò fuor misura. Egli avea sempre trattato il suo schiavo con somma indulgenza, e la fiducia e l’affetto che gli aveva era tale, ch’egli tenne per fermo che quella fuga fosse l’effetto di malvagie suggestioni. Sdegnato oltremodo, si recò alla casa del quacchero; ma dotato, come egli era, di nobili sensi e di singolare candore, si lasciò vincere facilmente alle ragioni e rimostranze, e promise al quacchero che ove lo schiavo gli avesse manifestato di presenza il desiderio di ottenere la libertà, gliela avrebbe concessa immediatamente. L’abboccamento ebbe luogo, e il giovine padrone chiese a Natan, chè così avea nome lo schiavo, s’egli avesse forse qualche ragione di lagnarsi.

— «No, padrone, — rispose Natan; — voi m’avete sempre trattato con tutta amorevolezza.»

— «Ma perchè dunque hai tu voluto abbandonarmi?»

— «Il mio padrone potrebbe morire.... e allora che sarebbe di me? Mi è più caro esser libero.»

Il giovine padrone riflettè un istante, indi soggiunse:

— «Natan, se io fossi nella tua condizione, la penserei come te. Tu sei libero.»

E senza frappor tempo in mezzo, scrisse l’atto di emancipazione. Rimise poi al quacchero una somma con la quale si potesse provvedere ai primi bisogni della nuova condizione di Natan, e scrisse a costui una lettera piena di affetto e di eccellenti consigli. Cotesta lettera fu per qualche tempo fra le nostre mani.

Or ci pare d’aver reso il debito omaggio alla generosità, alla grandezza d’animo, all’umanità per cui si distinguono molti tra gli abitanti del Sud: le loro eccellenti qualità fanno sì, che non possiamo disperare della specie umana. Ma, di grazia, indoli siffatte si trovano poi di frequente?

Colei che scrisse questo libro evitò per lo spazio di varii anni ogni lettura ed ogni discussione che s’attenesse alla questione della schiavitù. Le pareva che riuscisse troppo doloroso l’addentrare il pensiero in tale soggetto; oltrechè ella aveva speranza che il progresso della civiltà distruggerebbe tra breve una sì iniqua istituzione. Ma dopo l’atto legislativo del 1850, quand’ella vide con estremo dolore un popolo cristiano inculcare