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la capanna dello zio tom


di otto anni, quando la defunta vostra madre vi pose nelle mie braccia, e voi non avevate più di un anno. Eccomi, Tom, mi disse ella, il tuo, il vostro padroncino; abbine cura. Ora, vi domando, padron mio, se ho mancato mai alla mia parola, se ho fatto mai qualche cosa contro il vostro volere, specialmente da che sono cristiano.»

Il signor Shelby era commosso profondamente, e le lacrime gli spuntarono sugli occhi.

— «Mio buon figliuolo — rispose egli — sa Dio che dici la pura verità; e se io avessi modo di tenerti con me, il mondo intero non potrebbe pagarti.»

— «E in fede di cristiano — disse la signora Shelby — sarete riscattato, appena potrò mettere in serbo il danaro che è necessario. Signore, — riprese quindi volgendosi ad Haley — badate bene a chi lo vendete e tenetemene informata.»

— «Benissimo — disse il mercante — ve lo ricondurrò di qui ad un anno, in buono stato, e potrò rivendervelo.»

— «Negozierò allora con voi, e vi troverete il vostro conto» qui disse la signora Shelby.

— «Benissimo — ripetè il mercante — per me è lo stesso; si faccia commercio all’insù o all’ingiù del fiume, non importa, purchè li affari procedano prosperamente. Ho bisogno di vivere come tanti altri; capite, signora?»

I coniugi Shelby sentivansi annoiati, umiliati dall’impudente mercante e tuttavia amendue comprendevano come importasse il contenersi. Quanto più sordido, quanto più duro Haley si dimostrava, tanto più la signora Shelby si affaticava con ogni femminile artifizio a rattenerlo, accio non potesse raggiungere Elisa e il figliuoletto di lei. Quindi ella sorrideva graziosamente, ne approvava le parole e gli atti, lo tratteneva famigliarmente, studiava insomma ogni espediente acciò il tempo passasse inavvertito.

Alle ore due pomeridiane, Samuele ed Andrea trassero dalla scuderia i cavalli, i quali parea avessero acquistato vigoria e freschezza dalla scappatella del mattino.

Samuele, ringalluzzito dal pranzo, si dimostrava pieno di zelo e di officiosa sollecitudine.

Quando Haley si avvicinò, parlava con Andrea, in uno stile fiorito, dell’esito immancabile dell’inseguimento cui stavan per mettersi.

— «Il vostro padrone non tiene cani?» domandò Haley con aria pensierosa nel momento di montare in sella.

— «Se tiene cani? — rispose Samuele con burbanza; — vi è Bruno, eccellente per abbaiare; e d’altronde ogni nero tiene un cane di questa o di quella razza.»

— «Poh! — riprese Haley; e aggiunse alcun che intorno ai cani, per cui Samuele borbottava: — Non so perchè si debbano maledire.»