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a delinquere; e quando i magistrati di Ancona, in prima istanza, e poi in grado di appello, assolvettero gl’imputati dichiarando fra le altre cose che risultava luminosamente provata la loro alta moralità, il Governo non si peritó di mandarli a prendere e confinarli nelle isole!

Il Malatesta dovette arrischiare la vita per riacquistare la sua libertá, si recó prima a Londra, poi a Paterson.

Io sono convinto che egli non ha fatto l’apologia del regicidio; ma nello stesso tempo credo bene che egli non avrá cantato le lodi del governo italiano. Ecco come si spiega la cittadella degli anarchici.

PRES. — La prego nuovamente, avvocato: venga alla causa.

AVV. MERLINO — Questa é la causa.

PRES. — No, non é la causa.

AVV. MERLINO — Con le sue persecuzioni la polizia spinge alcuni di questi anarchici, i piú impulsivi, a reagire: li caccia dal proprio paese; toglie ad essi i mezzi di lottare nel campo politico e legale e crea loro un ambiente…

PRES. — Io non posso lasciarla continuare di questo passo: venga alla parte legale della causa e veda di stringere e possibilmente di conchiudere.

AVV. MERLINO — La parte legale della causa è precisamente questa: l’ambiente artificiale a cui ha accennato il P. M. nel quale questa gente é costretta a vivere.

P. M. — Io non ho parlato di questo! ho detto: la difesa potrá dire che l’ambiente di Paterson abbia potuto contribuire a demoralizzare l’accusato…

AVV. MERLINO — La mia tesi difensiva é legalissima ed é questa: noi tutti oramai conosciamo che il delitto collettivo va misurato ad una stregua diversa del delitto individuale. Si é parlato molto del delitto della folla e ci sono non solo autori, ma anche sentenze di magistrati, le quali ritengono che il delitto commesso in una folla abbia in questo stesso fatto un’attenuante. Ma, se io vi dimostro che effettivamente vi é un ambiente artificiale, nel quale que-