Pagina:La donna italiana descritta de scrittrici italiane, 1890.djvu/255

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dell'amore, le si chieda tutto per prova d’affetto, ed ella, felice, beata d’ogni suo sacrificio, sorriderà all’uomo del suo cuore e tutto gli condonerà, tutto, anche ciò che crede ingiusto, sol perchè le fu chiesto con uno sguardo dolcissimo, con un bacio d’amore! — Dimmi, diceva una fanciulla al suo amante, così spontaneamente come un bisogno dell’anima, dimmi se ti ho fatto male qualche volta, se t’ho detto una sola parola, una parola sola che non ti sia piaciuta, se dacché ci conosciamo ti fui causa d’un momento solo di dolore; dimmelo che ti chiederò perdono, anzi te lo voglio chiedere questo perdono, sono felice di chiedertelo, — e provava quasi una voluttà ad umiliarsi, ella che aveva la coscienza di non avergli mai mancato.

E come sa leggere la donna amante nel viso dell’amato tutti i pensieri, le sofferenze, le cure, le contradizioni della vita! L’intuizione d’amore la rende divinatrice; non ha occhi che per chi ama, non ha orecchi che per lui, non ha volontà propria, non avendo cuore non mostrando d’averne che per lui, solo per lui!

Dalla donna amante si può ottenere più che da una regina o da qualsiasi altra persona; la donna amante è onnipossente nel suo amore; e se non fosse per tema d’annoiarvi, o signori, io vi citerei qui migliaia di piccoli esempi, così grandi nella loro azione i quali, caduti sotto i miei occhi medesimi, valsero a convincermi sempre più che l’uomo, solo l’uomo, ha in mano il segreto della propria felicità, di quella felicità che solo la donna gli può e gli sa dare, e mi sono convinta che esso solo può salvarla dall’abbiettezza e dal disonore. Amate la donna, amatela sempre e con eguale abbandono, comprendetene i bisogni del cuore e tutta la sua vita splenderà d’una luce più che mortale. Anzi se, per disgrazia, l’uomo non sappia esserle fedele, sia per l’umana debolezza o sia per difetto di quel tale studio cotanto necessario prima di farsi amare da una donna, arriverei quasi a consigliarlo, e si figuri l’uomo con quale coscienza io lo faccia, arriverei a consigliarlo d’usare, magari, dell’arte nel tradimento istesso, mascherando l’infedeltà con la più l’affinata finzione: continui a colmare la propria donna sempre delle stesse cure, continui a sorriderle sempre nel modo istesso, la continui ad amare per menzogna, o, come dico, per artificio! . . . Sarebbe un inganno pietoso, forse anche un triste inganno, non tanto triste quanto la realtà dell’inganno! Ella, chiusa nel santuario della sua casa, consacrata tutta al suo sposo e alle cure della dolce famigliola, sarebbe certo schiva, vedendosi sempre amata, dall’indagare o dal martoriarsi con inutili gelosie. — Ma se mi vuol tanto