Pagina:La favorita del Mahdi.djvu/103

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— Tuoni e fulmini!...

Sì, m’ha disprezzata e rifiutata. Tutto ho tentato per affascinarlo, ho pregato, ho supplicato, ho minacciato, ma tutto fu inutile. Non so poi il come, seppe che fu cacciato nel sotterraneo per vendetta che egli attribuì a me invece che a Fit Debbeud.

— È impossibile! esclamò il greco. Da chi lo seppe?

— L’ignoro, il fatto è che m’ha udito arrivare.

— E tu che gli hai detto?

— Era impossibile negarlo e gli confessai tutto, attribuendo la colpa a me.

Il greco respirò come gli si fosse levato un gran peso che gravitavagli sul petto. L’idea di essere scoperto lo sgomentava.

— Ignora adunque che io sia vivo? chiese egli con ansietà.

— Perfettamente.

— E adunque, che fai ora?

— Che faccio? E tu me lo chiedi? Vado al campo e pugnalo la mia rivale.

— Alto là, sorella. Fathma io l’amo, è impossibile quindi che io ti dia il permesso di ammazzarmela.

— Ma io la esecro questa miserabile che mi rubò Abd-el-Kerim.

— Ed io esecro Abd-el-Kerim che mi cacciò un pollice di lama nel petto e che mi rubò Fathma, disse il greco con ira mal frenata.

— E allora?... Notis, fratello mio, io ti darò tutto ciò che vorrai purchè mi lasci spegnere questa sete di vendetta che mi brucia l’anima.

— Odimi, sorella. Perdere Fathma per me è come perdere la vita, tanto io amo quella donna. Io ti abbandono Abd-el-Kerim che conquistai colla mia astuzia, ti lascio ampia libertà di tormentarlo, se vuoi anche di farlo morire fra le più atroci torture, ma bisogna che tu m’abbandoni completamente l’almea, che mi aiuti per di più a rapirla dal campo. È un contratto quello che ti propongo e nulla più.