Pagina:La favorita del Mahdi.djvu/107

Da Wikisource.

105

rete all’impotenza. Vi sono dieci talleri da guadagnare.

— Contate su di noi, risposero i dongolesi.

La greca s’avvolse accuratamente nel suo candido taub nascondendosi parte della faccia e s’incamminò verso la casupola di Fathma statale precedentemente descritta da Notis. Un negro armato di fucile la fermò nel momento che varcava la soglia.

— Sono la sorella del capitano Hassarn, diss’ella pacatamente. Lasciami libero il passo; devo parlare a Fathma.

Il negro non ardì a respingerla. Elenka salì i gradini come spintavi da una molla, colla fronte aggrottata, la collera negli occhi e una mano sull’impugnatura d’ebano del suo pugnale, passato fra le pieghe della fascia.

Il cuore saltellavale nel petto, nubi di fuoco passavanle dinanzi alla vista e sentiva il sangue accendersi e turbinare nelle vene. Ebbe paura di non potersi dominare in presenza dell’odiata rivale.

Ella si slanciò come una leonessa nella prima stanzuccia che si vide dinanzi; subito si fermò lasciando sfuggire una esclamazione sorda.

Sdraiata su di un angareb tra morbidi tappeti trapunti d’oro, se ne stava Fathma coi lunghi capelli neri sciolti sulle nude spalle, colla testa appoggiata ad una mano ed il suo tamburello d’almea ai piedi. La sua faccia tanto bella e tanto fiera portava le traccie di atroci sofferenze e i suoi occhi rilucevano d’un fuoco selvaggio. Pareva in preda a una cupa disperazione che invano sforzavasi di vincere, e tratto tratto qualche cosa d’umido solcava le vellutate e abbronzate gote.

Alla vista della sconosciuta che entrava in quella furia, ella s’alzò lentamente squadrandola più con curiosità che con collera. Elenka sostenne imperterrita quello sguardo di fuoco che gareggiava in potenza col suo.

— Chi sei? chiese l’almea con voce brusca.