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della rottura delle relazioni fra Napoli e l’impero francese, prevedendo, in una pubblica cerimonia, qualche sfogo vivace da parte dell’Imperatore, pose il cornetto in saccoccia. Lo sfogo ci fu, anzi credo che Napoleone III parlasse un po’ forte; ma quando finì di parlare, Antonini, senza scomporsi, rispose: “ Sire, je vous demande pardon; je n’ai pas entendu un seul mot de ce que Votre Majesté m’a dit; j’ ai oublié mon cornet acustique„. Rise l’Imperatore e parve rabbonito. Egli aveva simpatia personale per il ministro di Napoli, nè mai dimenticò che il primo diplomatico straniero, che lo riconobbe imperatore a nome del suo sovrano, fu l’Antonini, al quale in tutta confidenza, tirandolo nel vano di una finestra, dopo averlo incaricato di ringraziare il re, Napoleone III disse: “Votre roi et moi avons seuls le droit de mitrailler le peuple: lui comme principe du droit divin; moi du vote populaire.... Et savez-vous pourquoi Louis-Philipps est tombé comme un cochon? — Parce qu’il ne représentait ni l’un, ni l’autre de ces deux principes„. Antonini riferì questo incidente il giorno stesso a Domenico Bianchini, che trova vasi a Parigi. Da principio furono piuttosto vive le simpatie fra l’imperatore Napoleone e Ferdinando II, e il diario dell’Antonini rivela la premura del re di riconoscere il principe Luigi Napoleone a imperatore, dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851: eventualità desiderata ed affrettata veramente da quasi tutta l’Europa monarchica e conservatrice. Nè lo preoccupava il timore di velleità murattiste, che non credeva cosa seria. Per riconoscere l’Impero appena proclamato, egli dava perfino all’Antonini una nota con la data in bianco, da riempirsi da lui, tenendo conto del tempo necessario per l’invio di una lettera da Napoli a Parigi. Si leggono con grandissimo interesse i ricordi dell’Antonini circa il suo soggiorno a Napoli nel settembre del 1852, le udienze avute dal re a Caserta e a Napoli, e i colloqui intimi, nei quali Ferdinando II rivela tutto il suo animo, e rivela altresì la piena fiducia che riponeva nel suo ministro, il quale, alla sua volta, penetrando il pensiero del sovrano, confessa nel suo diario di aver aiutato, per quanto aveva potuto, l’avvento dell’Impero.1

Antonini apparteneva alla vecchia scuola diplomatica, ne possedeva le malizie e anche le risorse. Parlava poco, ma sem-

  1. V. diario, volume III.