Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/139

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sco II generosamente gli rilasciò quietanza. E quando Roma divenne capitale d’Italia, la sola espropriazione d’una parte del giardino, per i nuovi e grandiosi lavori del Tevere, fruttò al Bermudez settecento mila lire. Morì a Roma nel maggio del 1883 quasi improvvisamente, e parve misteriosa la sua morte e strana l’esistenza d’una figlia naturale, la quale, con testamento del 31 luglio 1864, egli aveva istituita erede del suo patrimonio. Con altro testamento del 26 agosto 1879, riconobbe e legittimò questa sua figlia, Maria Salvatore Bermudez, raccomandando all’esecutore testamentario di “procurare che la detta Signora non soffra nel suo amor proprio per la preoccupazione della illegittimità della sua nascita, essendo sua madre sommamente nobile ed illustre per lignaggio, posizione, qualità e bellezza, mancando disgraziatamente solo il requisito del matrimonio„. Molte furono le congetture, alle quali dettero alimento queste parole, e più ancora i sospetti, poiché il Bermudez ebbe, o meglio lasciava credere di aver avute avventure galanti con belle e auguste dame. Era così insopportabilmente sciocco, da non essere inverosimile che quelle parole rivelassero un’ultima vanità di lui, quella di lasciar credere di avere avuta la figliuola da sovrana, o da qualche principessa di sangue reale. I testamenti furono depositati presso il consolato di Spagna in Roma, e ne fu rilasciata dal console copia autentica alla nostra Consulta araldica in data 3 luglio 1886, perchè il Bermudez lasciò alla figliuola, che era in educazione in Inghilterra, oltre alla sostanza, il titolo di principessa di Santa Lucia, che le fu riconosciuto dal governo italiano con decreto reale del 19 dicembre 1886. Donna Maria Salvatore Bermudez, la quale sposò un cadetto di una nobile famiglia spagnola, possiede oggi la Farnesina.


Rappresentava la Santa Sede il nunzio Innocenzo Ferrieri, che aveva per uditore monsignor Sanguigni, morti entrambi cardinali, il primo nel 1887, e il secondo nel 1882, e per segretario, l’abate don Gaetano Aloisi, poi eminentissimo cardinale, morto anche lui. Incaricato di affari per la Sardegna era il conte Giulio Figarolo di Gropello, poco più che trentenne. Aveva molto accorgimento, nonostante l’età giovanile. Canto, poco espansivo, molto elegante e collezionista di quadri antichi. Egli