Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/266

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lità, scusandosi che partiva il giorno stesso per Genova. Il matrimonio fu celebrato dal cardinale Morozzo vescovo di Novara a Voltri, nel santuario dell’Acquasanta, il giorno 20 novembre. Maria Cristina aveva vent’anni ed era alta quanto lui, parlava poco e in francese quasi sempre. Compiuto il matrimonio, non volle andare a dormire con lei nel magnifico appartamento fatto preparare da Carlo Alberto al palazzo reale, ma pretese che Maria Cristina andasse lei al palazzo ducale, dove egli alloggiava. E la seconda notte del matrimonio, all’improvviso, andò con un aiutante a visitare la fortezza di Alessandria, senza di nulla alla sposa. A Genova si fermò sei giorni. Fece partire per Napoli il Caprioli e il Dalbono, per far pubblicare il matrimonio e avvisare che i Sovrani sarebbero presto arrivati. Vi giunsero infatti il giorno 30, a bordo della fregata Regina Isabella, seguita dalle fregate sarde il Carlo Felice e l’Euridice, e da un avviso, il Dione. Era di venerdì, pioveva a dirotto e la pioggia e la giornata non furono ritenute di buon augurio dai napoletani. La regina non volle saggiare alcuna pietanza di carne. Il re rideva degli scrupoli di lei e la metteva in canzonatura, dicendo che era una santa, molto attaccata all’etichetta insopportabile della Corte di Torino. In sostanza gli eccessivi scrupoli di lei finirono per seccarlo. Si determinò subito una marcata e profonda incompatibilità di carattere fra loro due, e Maria Cristina non fu la donna più felice nei quattro anni che sedette sul trono di Napoli. Si può immaginare quale impressione riportasse dagli scherzi in danno di quel povero Caracciolo! Lo scherzo, che si disse fatto a lei stessa, di toglierle la sedia mentre sedeva e di farla andare con le gambe in aria, se non è storicamente accertato, è verosimile, data la natura e l’età di chi lo faceva. Un altro aneddoto, che tolgo pure dalla cronaca del matrimonio. Il 24 novembre partirono da Napoli due battelli a vapore all’incontro del re, sui quali presero imbarco alcuni principi reali, il Caprioli, il presidente e alcuni membri della deputazione di salute, per dar subito pratica al vascello che portava i Sovrani. Ma questi battelli non incontrarono la flotta, partita da Genova, perchè sbagliarono direzione. La flotta giunse, il re e la regina sbarcarono, ma i battelli tornarono nel porto due giorni dopo! Si può immaginare quale miniera di motti e di caricature fu per il Re questo sbaglio, veramente inconcepibile.