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CAPITOLO XVII

Sommario: Vita sociale di Palermo – Vincenzo Florio e le sue iniziative — È il maggior benemerito della Sicilia — Politica economica del governo — L’interno dell’isola giudicato dal Meli – Il clero e sua funzione sociale e morale – Il colera del 1854 e il cadavere di don Santi Migliore — Pregiudizi e vittime – La vita dei teatri — Principali spettacoli di quegli anni – Mirate, le Lotti e la Boschetti – Ricevimenti nelle grandi famiglie – Casa Starrabba, casa Pignatelli e casa Trabia – I signori sicilieni domiciliati a Napoli – Le più belle signore dell’aristocrazia – Duelli e sale di scherma – Nascita del conte di Caltagirone e don Giacomo Crescimanno – Le follie di quel decurionato– I giornali e le Riviste — I principali scrittori – Il canonico Sanfilippo e il chierico Di Marzo Il granduca Costantino di Russia Palermo – Suo contegno e atreva ganze – Ricordi della sua prima venuta a Palermo – La sua partenza è una liberazione per la polizia.


Fin dai primi tempi della luogotenenza del principe di Satriano, la città di Palermo cominciò e rivelare nella vita aristocratica una gaiezza, che non ebbe forse Napoli negli ultimi dieci anni di dominazione borbonica. La grande città tornava allo splendore dei suoi balli, dei suoi conviti, dei suoi teatri e delle sue pompe religiose. Pur non concentrando la vita economica e morale di tutta l’Isola, perchè Catania, detta l’Atene della Sicilia, e Messina avevano vita propria con le loro Università o nobiltà e borghesia, rosa ricca dai commerci, Palermo fu in ogni tempo la capitale, dove affluiva la vita amministrativa dell’Isola, che per i palermitani era semplicemente il Regno. Per essi gli abitanti delle provincie erano regnicoli, e però