Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/466

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di padre il più pio, il più giusto, il più tenero de’ suoi figli, non può non essere accetto e caro a lui, re dei re, Sole di giustizia, Padre primo dei popoli tutti della terra. Pregheremo infine che vi colmi d’ogni maniera di grazie con cotesta fulgidissima Stella che allato risplende, esempio anch’Ella di virtù preclarissimo, e col principe ereditario, erede veramente dell’ingegno e della pietà, della giustizia e degli altri pregi di mente e di cuore del padre, e cogli altri Reali principi e principesse„. Chiamare la regina Maria Teresa fulgidissima stella parve audace. Il re ascoltò il sermone in piedi, dando segno di stanchezza; e poi, proceduti dall’oratore, i sovrani presero posto presso l’altar maggiore. Dopo il canto del Domine salvum fac regem, l’arciprete invitò il re a prender possesso dello stallo canonicale che, come prima dignità del capitolo, gli spettava nelle chiese palatine. Compiuta questa cerimonia, la famiglia reale si recò ad ascoltare la messa, detta dallo stesso prelato nella cappella delle Grazie.


I sovrani ed i principi furono ai presenti modello di divozione. Finita la messa, uscirono dalla chiesa. Alla porta si trovavano pronte le carrozze, attorno alle quali erano i sessanta bambini, che li avevano ricevuti all’arrivo, nello stesso costume e con gli stessi rami d’ulivo. Prima di salire in vettura, il re si fermò dinanzi alla chiesa, rivolgendo al prelato varie domande sull’architettura del tempio. Si partì alle lì per Gioia, in mezzo alle acclamazioni del popolo. Le autorità accompagnarono i Sovrani sino a Gioia. All’ingresso di questo grosso comune era stato innalzato un grande arco, sormontato da epigrafe esprimente che i gioiesi, con sensi di devoto e figliale attaccamento — esultanti — imploravano lunghi e sereni giorni ai Sovrani. La fermata di Gioia fu breve. Questa era l’ultima tappa di Terra di Bari, ma in Terra d’Otranto dimostrazioni ancor più goffe e superlative attendevano il re. Da Castellaneta, Laterza, Ginosa, Palagianeilo, Palagiano, Montemesola, Grottaglie e Mottola erano accorsi cittadini e autorità in folla, e da tre giorni bivaccavano a San Basilio, grande tenuta del duca di Sangro, dove ora sorge un bel monumento, che la pietà paterna ha innalzato all’unico infelice figliuolo. Erano circa quattromila persone, comprese parecchie compagnie di guardie urbane, con bandiere e concerti. V’erano arrivati, nella mattina, l’intendente della