Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/74

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niera di vestire, la sua voce, il lampo dei suoi profondi occhi neri, un senso di mistero, che egli dava alle sue parole, facevano di lui una specie di mago: qualità tutte, delle quali egli possedeva piena coscienza e di cui si serviva abilmente per trasfondere il suo pensiero in quello dei giovani. Viaggiando molto in Italia, e rappresentando egli quella scuola che da Napoli traeva origine, diffuse fra i giovani artisti italiani di quel tempo il nuovo verbo, ond’è che presto la sua fama divenne più italiana che napoletana. Fu nello studio al palazzo Wonviller, che compi le opere più belle della sua seconda maniera, come la Madonna del barone Compagna, il Tasso dello stesso Wonviller, la Odalisca del Maglione ed altre. Oggi, da tutti riverito e stimato, è senatore del Regno. Balzico vive a Roma e porta allegramente il peso degli anni e del denaro che ha accumulato col lavoro. A Torino, a Roma e a Napoli vi son traccie luminose del suo scalpello. Saverio Altamura, il forte autore del Trionfo di Mario, acquistò alto nome in arte, dipingendo i soggetti più opposti con la stessa vigorìa di sentimento e di colorito. Le esequie di Buondelmonte, il Ritratto di Carlo Troja, che è alla pinacoteca di Firenze, sono antiche sue opere, che destano anche oggi viva ammirazione. Bel giovane ai suoi tempi, fu assai fortunato con le donne, anche in età matura. Figurò tra i più ardenti nel 1848, e quando venne la reazione, il conte di Aquila lo fece fuggire e stette in esilio alcuni anni. E morto vecchio, povero e assai rimpianto. Foggia, sua città natale, gli ha decretato un monumento. Achille Vertunni mori a Roma, dopo lunga infermità, due anni or sono, e di quel suo magnifico studio in via Margutta, già ritrovo di tutta una società artistica cosmopolita, non rimane più nulla. Grande artista e gran signore, guadagnò quanto volle e tutto spese. Fatto segno al rispetto e all’amore dei suoi concittadini e di quanti amano l’arte, vive a Catania il mio carissimo Francesco di Bartolo.


La singolare topografia antica del Regno e le tradizioni di dotti studii archeologici, impiantatevi dal capuano Mazzocchi, erano condizioni assai favorevoli ad assicurare sviluppo pieno e completo degli studii antiquarii nel Napoletano. Ma invece un ordinamento legislativo solo formale, le pastoie imposte ad ogni ramo di cultura e quel senso di decrepitezza, che investiva gli