Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/201

Da Wikisource.

— 185 —

valieri, i cui maggiori titoli sono spesso l’intrigo o la trappoleria elettorale! Vuolsi però che il marchese non avesse la croce, anche perchè mancò alla consuetudine di partecipare la morte del padre suo, Carlo, al Re e chiedere, come capo della famiglia, la medesima decorazione.1

Per il merito civile e letterario c’era l’Ordine di Francesco I; quello di San Gennaro non serviva, di regola, che per riconoscere i gradi più alti della nobiltà; era quasi ereditario nelle grandi famiglie del Regno ed era anche conferito ai presidenti del Consiglio dei ministri, solo essendosi fatta eccezione per i ministeri costituzionali. Gli altri tre Ordini erano affatto militari, ma, alle volte, in ricompensa di lunghi o di speciali servigi prestati nelle amministrazioni dello Stato, un alto funzionario poteva essere insignito anche della croce Costantiniana, ma Agostino Magliani, promosso nel 1857 ufficiale di ripartimento, o, come si direbbe oggi, capodivisione, non ebbe la croce di Francesco I, neppure dopo la risposta fatta a Scialoja. Il Re decorava sempre di mala voglia i suoi impiegati.

Alla morte di un cavaliere di San Gennaro, il figlio primogenito restituiva le insegne e nello stesso tempo faceva chiedere al Re che l’onorificenza venisse a lui concessa. Il Re quasi sempre vi acconsentiva. Nel 1849 mori il vecchio barone Barracco, e il figlio primogenito Alfonso, uomo di spiriti liberali, come tutti di sua famiglia, restituì le insegne del padre e non le chiese per sè. Altrettanto aveva fatto, qualche anno prima, il marchese della Sambuca, quando mori il vecchio principe di Camporeale, suo padre.

L’origine dell’Ordine Costantiniano, il più antico di tutti, si faceva risalire all’imperatore Costantino. Ferdinando II, nel riordinarlo, commise un errore di araldica, poichè, invece di porre come distintivo dei cavalieri grancroce nella placca che portavano sul petto, una croce rossa in campo bianco, vi posò una croce rossa in campo d’oro. Si disse lo facesse per distinguerli dai cavalieri semplici, che portavano, come essi, la

  1. Ciò afferma suo figlio, il principe Marino Caracciolo, marchese di Santeramo, in una lettera del 5 febbraio 1894, pubblicata nel Corriere di Napoli, dicendo che per questo e non per altro, suo padre non ebbe l’alta onorificenza.