Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/296

Da Wikisource.

— 280 —

La principessa di Frasso, nata contessa Chotek, era boema e alla elegante vaghezza univa una grande bontà. La Frasso, la Castellana, la Sant’Arpino, divorziata dopo il 1870, la marchesa di Bella e la principessa della Scaletta, nata contessa Wrbna di Vienna, dama di Corte e donna ricca di talento e di brio, erano gli astri venuti di oltre Alpi a rifulgere nelFolimpo delle bellezze del tempo. E vanno pur ricordate la contessa Poroinari, nata Santasilia, ora principessa di Piedimonte; la duchessa di Cirella; la Policastro, poi principessa di Gerace; la San Giuliano Ischitella; le due figlie del principe Dentice: la marchesa di Bugnano e la contessa di Bray, maritata al ministro di Baviera a Pietroburgo.

Queste belle dame formavano l’alto mondo dei balli e dei ricevimenti, rendevano il San Carlo una festa, assistevano alle prime rappresentazioni dei Fiorentini e ai più celebri concerti musicali. Furono famosi in quegli anni i concerti di Bottesini e di Sivori. Le abitudini di allora erano su per giù quelle di oggi. Allora le signore dell’aristocrazia andavano in carrozza alla Riviera e villeggiavano a Portici, a Posillipo, a Castellamare e a Sorrento. Erano frequenti le gite in campagna, ma, di rado queste varcavano Sorrento, Caserta, Cava, Lauro e San Paolo presso Nola. La cronaca mondana non aveva lo sviluppo che ha preso oggi, e i nomi delle signore non apparivano mai nei giornali a titolo di vanità.

L’alta borghesia della banca e del commercio aveva anche essa le sue feste e i suoi ricevimenti. Sontuose le feste di casa Wonviller, di casa Meuricoffe e di casa Sorvillo. V’intervenivano i professionisti di maggior grido, alti funzionarli, qualche ministro, quasi tutt’i direttori, i quali, tranne il Carafa, erano borghesi. Sono ugualmente da ricordare le serate non a scopo di divertimento, ma di piacevoli conversazioni, di casa Ferrigni, di casa Ulloa, di casa Baldacchini, dopo che don Saverio sposò la vedova di Luigi Bonghi, la intelligentissima madre di Ruggiero Bonghi. In casa di Leopoldo Tarantini e di Vincenzo Torelli si raccoglievano avvocati, letterati e artisti. Tarantini riceveva il sabato, e Giannina Milli, Niccola Sole e lo stesso padrone di casa improvvisavano versi ai quali, don Raffaele Sacco, il grazioso poeta dialettale, aggiungeva barzellette e aneddoti esilaranti. Vi andavano anche i migliori artisti dei Fiorentini e del San Carlo e i più noti compositori di musica. In queste