Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/177

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Fino alle ore pomeridiane del giorno 3 aprile, nonostante l’immenso suo lavorio, la polizia nulla aveva scoperto. Fu solamente nella sera, che venne a saperne qualcosa, ma tanto bastò perchè la rivoluzione fallisse. I particolari di un avvenimento di tanta importanza storica risultano da un verbale, redatto dall’ispettore di polizia Andrea Catti, il 7 aprile, verbale, che si pubblica la prima volta. È scritto in una forma, che non deve maravigliare, tenuto conto dell’assenza di qualsiasi cultura letteraria in quegli agenti, ma rivela in qual modo riusci alla polizia di scoprire il complotto. Ecco il caratteristico verbale:


Innanti noi, Andrea Catti Ispettore di Polizia su questo, si è presentato il Guardia di Polizia Francesco Basile, tenendo seco gli arrestati nominati Gioachino Muratore del fu Antonino e di nessuna professione, ed Alessandro Urbano del fu Carlo, di condizione impiegato alla R. Tesoreria, e ci ha fatto manifesto che veniva di arrestare i sudetti individui per disposizione del di lui Commissario Cav. D. Gioacchino Carreca, dapoichè veniva quest’ultimo reso sciente dal sudetto Basile, che i soprannominati il giorno 3 del corrente mese, alle oro 19 d’Italia, gli avevano confidato che per la dimani, alle ore 10 d’Italia, si dovevano eglino trovare dentro il Convento della Gancia, per indi insieme a tanti altri, dare l’assalto alla città; anzi, a di più, che bramavano i sudetti individui, che il Basile si fosse data la premura di fare un numero di persone per tutti quanti riuscir all’impegno.

Ricevutasi da noi la sopradetta dichiarazione, dietro di aver fatta consegna degli arrestati, siamo passati ad interpellare la guardia su quanto appresso:

D. — È mestieri che ci avessimo a rapportare quale si fu la vostra risposta all’invito ricevuto, e se mai gli individui di cui è parola, conoscevano che voi facevate parte della Polizia.

R. — Signore, il mio contradire si fu che non poteva farne che il numero di 15, su dei quali vi riposava, essendo gli altri infami; e ciò lo dissi perchè mi convinsi momentaneamente che i soprannominati non avevano conoscenza di fare io parte della Polizia. In fatti appena da loro mi divisi, mi portai frettolosamente dal mio Sig. Commissario, e narrandogli il tutto mi ricevei l’ordine di arrestarli, il che nel momento mi è riuscito.

Interpellati gli arrestati su quanto loro veniva addebitato, il Muratore rispose, che fu vero che il giorno 3 del corrente alle ore 19 essendo in compagnia del suo f ratei cognato Alessandro Urbano facendo via per la strada del Carmine avvicinando il Basile, gli disse che per la dimani doveva nascere una insurrezione popolare, e che l’adunanza era su Convento della Gancia, ma che ciò lo rapportava come una nuova raccolta da voce popolare. Negò di averlo invitato a prestarsi a fare uomini, ma che vi rimase a dargli semplice conoscenza dello avvenire e non altro, e tutto perchè il Basile era di lui conoscente ed ignorava appartenere alla Polizia. Disse finalmente che il suo cognato non prese parola, e che la sera dello stesso giorno ritornando a transitare dalla casa del Basile parlato avendo