Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/191

Da Wikisource.

— 183 —

vecchia, luogo destinato per incominciare il fuoco, onde conoscere se fosse arrivata la squadra che era destinata ad aspettare me in quel locale.

Questa ancora non era venuta. Era fatto tardi ed intesi che il fuoco era cominciato alla Magione. Allora io con i miei compagni cominciammo a far fuoco propriamente nel Vico della Gancia contro i compagni d’armi e del Capitano d’armi Chinnici e della polizia, e non potendo più starci a fronte ci trincerammo nel Convento della Gancia, discassando una porta dalla parte di Terrasanta per salire sopra il Convento. Cosi saliti cominciammo a far fuoco contro la truppa e la polizia da sopra le tegole. Indi io cominciai a suonare la campana per convocar gente. Vedendoci perduti e che nessuno veniva in soccorso, lasciai le armi, discesi per andarmene in casa. Arrivato vicino il portone della Gancia pria di sortir fuori la forza pubblica e i militari mi vibrarono sei fucilate e così caddi a terra ferito e non potei recarmi più in casa mia e nulla più vidi e intesi.

D. — Diteci, foste voi qualche volta in riunione coi succennati capi della setta? Nell’affermativa diteci cosa si parlava e che si stabiliva.

R. — Non signore, io giammai intervenni nelle riunioni che si facevano forse una volta a turno in casa dei riferiti soggetti. Una sola volta accostai il barone Riso e parlammo di cose tutte estranee alla cospirazione; anzi qui mi ricordo che io rimasi di sotto di due. 300 per la compra fatta di fucili e munizioni e che il Pisani doveva portarmi ma non li ricevei più.

D. — Narrateci se tale riunione portava qualche nome proprio.

R. — Si signore, ci sentivamo tra di noi col nome di congiura.

D. — Indicateci i nomi e cognomi di tutti coloro che erano associati con voi per fare la rivolta, e che stipendio gli corrispondevate ogni giorno.

R. — Gli individui che dovevano far fuoco nella mia squadra erano cinquanta procurati da due miei confidenti Francesco La Chiena e un certo Antonino il di cui cognome non mi ricordo in questo momento, ambidue muratori, ai quali quel giorno che si fece fuoco di mercoledì santo contro la forza pubblica e la truppa gli diedi onze 10 per dividerle fra di loro e dal giorno seguente in poi dovevano percepire il soldo di tari 4 al giorno per uno. I cennati due individui conoscono i nomi e cognomi degli altri cinquanta.

Ora però mi è stato detto che i detti due muratori trovansi in arresto.

D. — Indicateci a quanti ascendevano i fucili che trovavansi conservati.

R. — Da circa a 70 ed altri ve ne erano incompleti, cioè, o senza grillo o senza fascetta o mancanti di tenieri che si dovevano costruire.

D. — La rivolta doveva forse avverarsi in altro tempo, o era definitivamente stabilita pel 4 aprile?

R. — Giorno stabilito non ve ne era, dapoichè si aspettava una organizzazione tra noi perfetta ad associarsi un numero maggiore di persone per formare la congiura; quando poi venivano dalla polizia ricercati l’avvocato Perrani ed un certo Indelicato, due dei nostri congiurati, dubitando che la congiura si poteva conoscere dalla polizia, né fu perciò che si stabilì il giorno 4 aprile per mandarvi ad esecuzione la rivolta. Di fatti un giorno o due prima si fece conoscere a tutte le persone associate alla congiura che si era stabilito detto giorno per mandarsi ad effetto; ed a me