Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/225

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gli dava forza, ma si rifiutava di accettarne le dimissioni; ma un mese dopo, avvenuto lo sbarco di Garibaldi, lo invitava, per non dire che lo costringeva, a ripeterle. In una lettera al principe della Scaletta, in data 28 maggio 1862, da Parigi, il Castelcicala scriveva:


Nella notte del 15 maggio 1860, il colonnello Barbalonga si recò presso di me a Palermo per trovar modo di farmi volontariamente rinunziare al comando delle armi in Sicilia, che il Re, dicea Barbalonga, volea affidare al general Filangieri. La notizia di quella missione del Barbalonga fu da lui e da altri sparsa ad arte in tutto quel Corpo d’esercito, onde, venutami meno ogni forza morale essenzialmente necessaria al Comando, dovetti indurmi a condiscendere, ad ogni costo, a quella poco onorevole proposizione. Non dirò quanto soffrii, e come esitai. La devozione all’Augusto Nostro Signore la vinse su tutte le considerazioni personali, e scrissi la lettera voluta, chiedendo il mio rimpiazzo. La lettera giunse: e fui rimpiazzato non dal Filangieri, ma da Lanza e perchè a me si sostituisse Lanza è a credere che la manovra de’ miei nemici, o meglio di nemici del Re fu molto abilmente diretta. Alle conseguenze naturali di quella manovra, che dovette gittar su me il discredito e la diffidenza, io attribuii ed attribuisco tuttavia la Sovrana indifferenza manifestatasi a mio riguardo in momenti solenni, quando cioè trattavasi di distinguere, in faccia al mondo intero, i veri dai falsi servitori della dinastia. nota


In quel giorno stesso, 15 maggio, il generale Ferdinando Lanza fu dunque nominato commissario straordinario in Sicilia, con tutti i poteri dell’Alter Ego. Era, ripeto, la persona meno adatta a coprire questo ufficio. Vecchio a settantadue anni, non aveva i precedenti militari di Castelcicala e di Filangieri, nè era un gran signore di nascita, come i suoi predecessori. L’esser nato a Palermo, ma non dalla storica famiglia dei Lanza o dei Lancia, gli toglieva credito, anziché dargliene. Era tenente generale da un anno; comandava la piazza e la provincia di Napoli; era stato capo dello stato maggiore del principe di Satriano nella campagna di Sicilia, e si ricordava il caso comico, che gli era capitato nella prima rassegna militare, poche settimane dopo l’ingresso delle truppe regie in Palermo. E il caso fu questo. Ricorrendo il 30 maggio l’onomastico del Re, il principe di Satriano ordinò una rivista al Fôro Borbonico, di tutte le truppe della guarnigione, fra le quali erano due reggimenti svizzeri. Ma in quel giorno, a causa di una pioggia torrenziale, la rivista non potè aver luogo, e il Filangieri l’ordinò per la 1

  1. Archivio Scaletta.