Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
CAPITOLO XI
A Palermo si viveva in un’agitazione, che si può immaginare. Memorabili giorni di speranze e di sgomenti! Si diceva che Garibaldi, dopo il fatto d’armi di Calatafimi, si avanzava a grandi marce sopra Palermo e che a lui si era unito Rosolino Pilo, con tutte le squadre. Il Comitato invisibile comunicava notizie e mandava ordini, con cartellini stampati alla macchia. Il più curioso fu quello che avvisava un’altra volta la popolazione di non giuocare al lotto. Gli accattoni dei bastimenti nel porto di Palermo ricusavano di accettare l’elemosina data dai marinai napoletani, col patto di gridare: Viva il Re. Benché fossero in vigore le ordinanze sul disarmo, si dissotterravano tutte quelle armi bianche e da fuoco, che si erano potute celare con mille malizie, ed erano state soprattutto nascoste dalla mafia. Nessuno credette che Garibaldi fosse stato sconfitto a Calatafimi,