Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/235

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CAPITOLO XI


Sommario: Le agitazioni di Palermo e la polizia — Arresti e fughe — Una notizia priva di documenti — Garibaldi entra a Palermo — Primi scontri — Il bombardamento della città — I primi successi dei garibaldini — Il governo municipale eletto da Garibaldi — Il 29 maggio — La prima tregua — L’arrivo della colonna Von-Mechel — Il maggiore Bosco — Le navi napoletane ed estere nel porto — Si conosce a Napoli l’ingresso di Garibaldi — Gli emigrati e la rivoluzione in Sicilia — Una missione in Inghilterra — Documenti interessanti — Consiglio di Stato del 30 maggio — Gravi parole del generale Filangieri — Proposte e deliberazioni — Un giudizio del Re su Garibaldi — Congresso diplomatico alla Reggia — Primo liberalismo di Nunziante — Altri Consigli di Stato — Il piano di Filangieri e il generale Nunziante — Il ministro Brenier — I consigli di De Martino — Filangieri e gli zelanti — Il principe di Satriano si ritira a Pozzopiano — Visita improvvisa del Re — La fine di Carlo Filangieri e l’opera sua — Suo monito al figlio.


A Palermo si viveva in un’agitazione, che si può immaginare. Memorabili giorni di speranze e di sgomenti! Si diceva che Garibaldi, dopo il fatto d’armi di Calatafimi, si avanzava a grandi marce sopra Palermo e che a lui si era unito Rosolino Pilo, con tutte le squadre. Il Comitato invisibile comunicava notizie e mandava ordini, con cartellini stampati alla macchia. Il più curioso fu quello che avvisava un’altra volta la popolazione di non giuocare al lotto. Gli accattoni dei bastimenti nel porto di Palermo ricusavano di accettare l’elemosina data dai marinai napoletani, col patto di gridare: Viva il Re. Benché fossero in vigore le ordinanze sul disarmo, si dissotterravano tutte quelle armi bianche e da fuoco, che si erano potute celare con mille malizie, ed erano state soprattutto nascoste dalla mafia. Nessuno credette che Garibaldi fosse stato sconfitto a Calatafimi,