Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/237

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provincia di Girgenti e sfuggire alla polizia. E anche con la fuga potè sottrarsi agli arresti il barone Narciso Cozzo, una delle figure più geniali del movimento rivoluzionario.

Il barone Cozzo prese le armi il 4 aprile e col Ricci Gramitto e il padre Calogero Chiarenza si avviò verso la Gancia. Furono fermati a mezza via dalle preghiere di Francesco Perrone Paladini, che dall’alto di una finestra disse loro di non proseguire, per evitare un sicuro pericolo, poiché la rivoluzione era stata domata alla Gancia, come loro avevano temuto, quando andati alla Fiera vecchia, nelle prime ore di quel giorno, non videro nessuno, e per poco non vennero fatti prigionieri e fucilati. Il Cozzo potè lasciare Palermo e raggiunse Garibaldi al campo di Renne, e con Garibaldi tornò a Palermo il 27 maggio; si battette a Milazzo e morì il 4 ottobre nell’ospedale di Caserta, in seguito a ferita riportata in uno scontro alla Scafa della Formica, sulla riva destra del Volturno. L’ultimo suo duello lo ebbe col cavaliere Camerata, fratello del marchese Limina, perchè in casa Agnetta il Camerata aveva discorso in senso ostile di Francesco Brancaccio, chiuso alla Vicaria per motivi politici. Il Cozzo era amicissimo del Brancaccio.


Qui occorre fermarsi sopra una notizia, che corse a Palermo in quei giorni, e fu registrata in quella Cronaca degli avvenimenti di Sicilia, già ricordata. Fu detto, dunque, che alcuni dei pochi nobili rimasti a Palermo avessero aperta qualche trattativa col generale Lanza per ottenere la Costituzione del 1812, assicurando che così la rivoluzione avrebbe avuto termine, e Garibaldi si sarebbe fatto imbarcare a Trapani; ma si voleva la mediazione dell’ammiraglio inglese Mundy. Il pretore di Palermo si sarebbe presentato a Lanza, latore della proposta, e Lanza avrebbe dichiarato di non poterla accettare, ma che qualora egli volesse sottoporre qualche nota rispettosa al Re, egli l’avrebbe rassegnata al real trono. Il pretore allora, si disse, convocò i decurioni, ma nessuno rispose, e solo gli fu fatto sapere che la rappresentanza municipale si sarebbe riunita quando fosse allontanato Maniscalco, e formata una guardia civica. Il Lanza ne avrebbe informato il Re con un dispaccio del 22 maggio.

Il testo del dispaccio, che avrebbe di certo qualche importanza storica, non è pubblicato; e però non si può controllare l’e-