Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/244

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L’ammiraglio inglese, interrogato dal comandante Chretien, aveva risposto che il Lanza si rivolgesse direttamente a Garibaldi per un breve armistizio. E il Lanza, vincendo le sue incertezze e forse i suoi scrupoli, scrisse a Garibaldi nelle prime ore del giorno 30, chiedendogli una “breve sospensione d’armi, da trattarsi sul legno inglese dai generali Letizia e Chretien, onde sotterrare i morti e imbarcare i feriti„. Al Dittatore non parve vera quella richiesta, e si affrettò a rispondere al generale napoletano, che accettava la tregua, e annunziando di aver dato gli ordini apportuni per far cessare il fuoco su tutta la linea.

Quell’armistizio fu la provvidenza della rivoluzione, la quale correva tutte le probabilità di essere sepolta nella città di Palermo, essendo in vista dalle prime ore della mattina del 80 la colonna Von-Mechel, composta di quelle tali truppe vogliose di battersi, con comandanti giovani e di valore. Si avanzava a rapida marcia, cercando di pigliar posizione dalla Flora a porta Sant’Antonino. Fu rimproverato al Von-Mechel di non aver avvisato in tempo il generale in capo delParrivo; altri disse che il Lanza lo sapeva dal giorno innanzi; certo è che la sorte della rivoluzione fu decisa in quella memorabile mattina del 30 maggio; imperocché la colonna Von-Mechel non incontrò alcuna resistenza entrando nella città; sbaragliò gl’insorti a porta di Termini; prese di assalto otto barricate e s’impossessò della Fiera vecchia, che era il centro della rivoluzione. Dalla Fieravecchia al palazzo Pretorio, dov’era Garibaldi col quartiere generale, la distanza è poca cosa. Furono momenti di trepidazione nello stato maggiore di Garibaldi e si credette persino che Lanza avesse tradito, proponendo l’armistizio; ma non era vero, poiché alle 10 1/2 due capitani di stato maggiore, Bellucci e Nicoletti, furore mandati dal Lanza ad ordinare a Von-Mechel di arrestarsi e sospendere le ostilità, poiché si era in armistizio. Il quale fu concluso alle due, a bordo dell’Hannibal, fra Garibaldi e il maggior Cenni, da una parte, e i generali Letizia e Chretien, dall’altra; armistizio, o meglio tregua, che gli scrittori borbonici, soprattutto il cappellano militare Buttà, chiamarono il suggello del tradimento di Lanza.1


  1. Un viaggio da Boccadifalco a Gaeta, memorie della rivoluzione siciliana dal 1860 al 1861. — Napoli, De Angelis, 1882.