Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/254

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non vi era più scampo per i Borboni, e vi tornò nel 1862, poche ore prima che vi morisse sua moglie, nè da Napoli si mosse più. Rifiutò uffici ed onori dal nuovo governo, ma non rimpiangendo i Borboni, che egli credeva essere stati artefici ciechi della propria rovina. Si spense nel 1867 a San Giorgio a Cremano, a ottantatre anni, non di vecchiaia, come si disse, ma di una polmonite che contrasse, volendo rendere un favore a un suo congiunto. La condotta di questo valoroso vecchio soldato, che ebbe di certo dei difetti, ma che fu l’unica testa politica, che abbia avuto il Regno di Napoli nell’ultimo secolo, mutati i tempi, fu ancora più nobile. Egli non imitò tanti altri, i quali, dopo avere sfruttati i Borboni sino all’ultimo, si affrettarono a passare, armi e bagaglio, nel campo nemico, rinnegando la vecchia bandiera, o abbandonarono l’inesperto Re al suo fato. Certo, se Carlo Filangieri ebbe grandi soddisfazioni nella vita, sofferse pure grandi e profonde amarezze, per le calunnie, alle quali lo fecero segno le leggerezze, le invidie e le malignità dei suoi concittadini. Onde non è maraviglia se nelle sue carte, io leggessi, scritte di suo pugno, come monito al figlio Gaetano, queste terribili parole: “. . . . credimi, per chiunque ha un po’ d’onore e un po’ di sangue nelle vene, è una gran calamità molte volte nascere napoletano....„.1




  1. Archivio Filangieri.