Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/293

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solenni funerali nella sua diocesi a Ferdinando II, invitandovi le autorità e i cittadini di maggior nome, con una lettera che si chiudeva cosi: “Non abbiamo bisogno di lunghe parole, per esortare tutti all’adempimento di questi pietosi uffizii. Più, eloquenti delle nostre parole sono le grate reminiscenze, per le quali il nome dell’augusto Ferdinando II ha meritato nella storia una grande pagina gloriosa ed il compianto universale„. Ma ciò non tolse che, partito Francesco II, si lasciasse indurre dai liberali tranesi a mandare a Vittorio Emanuele il seguente indirizzo:

L’arcivescovo di Trani e Nazaret, nel proprio nome e del suo gregge, supplica V. M. a venire in Napoli per suggellare la grande opera dell’unità italiana e per restaurare la tranquillità e la pace tra i popoli di queste ridenti contrade. Si degni ascoltare questi voti supplichevoli, ed il Signore degli eserciti ricolmi la M. V. delle sue celestiali benedizioni„.

Monsignor Niccola Guida, vescovo di Molfetta, aveva natura timidissima. Restò in diocesi sino a tutto il settembre, quando partì di Molfetta anche don Vito Fornari, che gli era di scudo contro i liberali più esaltati, quantunque neppur tra costoro contasse proprio de’ nemici. I professori liberali del seminario non avevano infatti avuto molestie da lui, anzi aveva tollerato che Girolamo Nisio tenesse uno studio privato, che era una piccola fucina di cospirazione.

Monsignor Mucedola, indirizzò il 29 agosto, una patriottica pastorale al suo clero “A voi, egli diceva, a cui spetta, per ragione del ministero, aprir la mente agl’ignoranti, rivolgomi con tutto zelo, perchè insegniate loro, che governo libero va bene congiunto a ragione, a virtù, a legge, a religione, anzi di essa è base e fondamento. Insegnino i ministri dell’Altare, che il bene comune è sempre da preferire al bene individuale, che necessariamente debbono andare in giù gl’interessi privati, messi a confronto agli interessi della madre comune, la Patria. Smetta ognuno quell’Io, che tanto è pregiudizievole ad ogni maniera di beni; sia libero sì, ma onesto, ma giusto, ma virtuoso; impari che la vita dell’uomo è vita di sacrifici, di abnegazione secondo gl’insegnamenti del Redentore„. Questa pastorale levò gran rumore.