Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/306

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lanno, fino a farlo scomparire del tutto. A che fare mi è indispensabile il positivo concorso della forza pubblica e nazionale, e delle altre autorità e tutti mi promettono assistenza, massime questa guardia cittadina la quale per l’oggetto dev’essere accresciuta di altre persone.

Ma debbo pregarla francamente che deve scomparire in questo luogo ogni traccia della vecchia polizia, la quale è troppo mal vista. E però mi fò il dovere di proporle ad ispettore di polizia di questo distretto il signor don Gerardo Cimone, del fu don Raffaele, nativo d’Isernia, patrocinatore del Tribunale Civile di Napoli, ivi domiciliato, il quale riunisce tutti i numeri, onestà, energia, istruzione, e ciò che più interessa, un’opinione vantaggiosa, e ben meritata in questo distretto. 1

Ed io mi attendo con tutta fiducia, che Ella si compiaccia accogliere questa mia proposta, e nominarlo subito per lo bene positivo di questa gente.2


L’altro rapporto era del seguente tenore:

In Fornelli l’ordine pubblico veniva minacciato fin da ieri l’altro, e fui richiesto di una forza da spedirsi il mattino di domenica, giorno designato, dai perturbatori. La forza vi è andata composta di tre gendarmi e circa 30 guardie nazionali d’Isernia. Il mattino fu calmo, nelle ore pom. il popolo si è riunito minaccioso variamente armato contro i nazionali. Il caponazionale di Fornelli mi ha chiesto per apposito mezzo altra forza per ristabilire l’ordine ed ho ricevuto l’uffizio ad un’ora circa di notte. L’arciprete di là ne è stato l’istigatore giusta l’uffizio sudetto. Reduci di colà i suonatori della filarmonica d’Isernia ed esaminati, han detto: che dopo scritto l’uffizio l’azione si è fortemente impegnata. A capo de’ popolani i gendarmi che, sventolando i loro bonnets, a nome del Re, aizzavono il popolaccio contro i nazionali. Dopo inutili tentativi di pace si è impegnata l’azione. I nazionali si sono rinchiusi nelle case. Si dice qualche morto o ferito, non sapendosi precisare da qual parte.

Un gendarme, fuggito di là, e qui giunto, ore 3 italiane, ci ha detto che i nazionali erano assediati nelle case, e che ci voleva altra forza regia. Ho disposto sul momento tutta questa d’Isernia; cioè 9 gendarmi, 4 guardie doganali e 12 nazionali, comandate dal tenente Basile, che sonosi recati colà, ed aspetto il buon esito dopo di aver raccomandato al tenente medesimo tutta la possibile energia sotto la più stretta responsabilità. In altri paesi viene pure minacciato l’ordine pubblico. Isernia si è commossa, pel pericolo dei suoi, e ci vuol molto per poterla mantenere.

Ore 5 della notte: — I corrieri postali interni ritornano, perchè una mano di ladri li hanno battuti e tolte le valigie. Qui vi è bisogno di molta e prontissima forza militare. Si daranno più precisi dettagli. 3

  1. Il Cimone, ottimo funzionario di P. S., è morto da alcuni anni questore di Firenze.
  2. Archivio Giacchi.
  3. Id. id.