Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/317

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navi regie nello stretto. Il giudizio della storia sulla condotta della marina napoletana nel 1860, dal principio alla fine del gran dramma rivoluzionario, sarà, forse, severissimo. Fin dal 10 luglio, Amilcare Anguissola, comandante della fregata Veloce nel porto di Messina, incaricato di scortare il vapore Brasile, che portava truppe a Milazzo, fece rotta per Palermo, dove si diè a Garibaldi che l’accolse con festa. Garibaldi mutò nome alla nave, dandole quello di Tukery, e fu il terzo battesimo, perchè, bisogna ricordare, quella nave fu comperata nel 1848 dal Governo siciliano in Inghilterra e si chiamò Indipendenza. Ebbe un nuovo comandante in persona del Burone-Lercari, che apparteneva alla marina sarda, e che col Lovèra, col Canevaro ed altri ufficiali di quella marina, era corso volontariamente in Sicilia a prestar servizio nella nuova flotta, che Garibaldi organizzava. In questa entrarono pure, col grado di tenenti, gli ex-alfieri di vascello Accinni, Cottrau e Libetta, i quali si erano correttamente dimessi in luglio. Fecero tutta la campagna con Garibaldi; e Paolo Cottrau, come ho altrove ricordato, è morto da due anni, col grado di viceammiraglio, vivamente rimpianto.

Il Depretis, prodittatore, nominò ministro per la marina sicula, il Piola Caselli, alto ufficiale nella flotta sarda; ma organizzatore effettivo di quella improvvisata marina fu l’Anguissola. Il Tukery, che aveva contribuito al successo della giornata di Milazzo, ebbe poi l’incarico di catturare le navi regie, in rotta fra la Sicilia e Napoli e catturò infatti l’Elba, che da Messina portava uffiziali a Napoli, e il Duca di Calabria, che veniva da Napoli.

Giovanni Vacca, comandante del Monarca, il maggior legno da guerra della marina napoletana, e che era in allestimento a Castellamare, offrì al Persano di lasciar prendere il bastimento, lui assente, a condizione però che l’assalto avvenisse di notte e fosse compiuto con abilità e audacia. Il Persano comunicò il disegno al Depretis, che incaricò il Piola stesso della impresa: impresa assolutamente pazza, anche se fortunata, perchè il Monarca non era bastimento da poter servire in quelle circostanze, e perchè mezzo disarmato. Il tentativo non riusci, perchè il Tukery sbagliò manovra, avendo un cilindro della macchina che non funzionava. L’assalto, dato con impeto, fu respinto, per la valorosa e onorata difesa che fecero del bastimento il comandante