Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/333

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per il vivace e festoso ingegno, l’agile persona e la graziosità dei modi. Si era distinto il 31 maggio a Catania, nella sanguinosa repressione di quella sommossa, e aveva riportata una ferita alla gamba destra. Tornato a Napoli dopo lo sgombero di Catania, fu promosso capitano di stato maggiore e divenne aiutante di campo del generale Pianell, ministro della guerra. Più tardi andò a Gaeta dov’era il padre, e fece il dover suo. Figlio unico del brigadiere Rodrigo Afan de Rivera, aveva compiti i suoi studii nel collegio militare. Sciacquariello si chiamava Achille, ed oggi è deputato di Napoli, luogotenente generale e fu ministro dei lavori pubblici per due settimane.


Quale interesse vi era, dunque, perchè fosse abbandonata Catania alla rivoluzione, e le truppe col loro comandante si ritirassero a Messina? Nelle altre lettere lo stesso Clary chiama dolorosissimo il ritiro a Messina e afferma aver poi avuto ordini da Pianell “di cedere Messina e di entrare in trattative col nemico, di fargli la proposta della cessione dell’Isola con tutte le piazze forti, purchè lasciasse libero il continente„. Dichiara di aver dato solenni rifiuti a questi ordini, aggiungendo inoltre di avere avuto direttamente dal Re ordini di cedere Siracusa ed Augusta, e di essere andato in Napoli per impedirlo, e ne fu impedito — sono sue parole — però il documento sta in mano mia, e non esce» E così poi conchiude: “Pianell non ha mai scritto di andar in soccorso di Bosco, anzi mi toglieva tutt’i mezzi per soccorrerlo. Se avesse regolarmente esternata la volontà che un soldato doveva esternare per l’onore delle armi e del paese, io avrei pagata cara la infamia che si fece compire a Milazzo„ . Questa lettera, contiene tutta una serie di recriminazioni e di spavalderie; e ciò facilmente si spiega, imperocchè il Clary, non vedendo le cose che sotto il prisma di Catania e di Messina, perdeva il concetto del disastro irreparabile, che si andava maturando. Le lettere di lui sono sottoscritte D’Artagnan, e datate tutte da Civitavecchia nel luglio del 1863, quando il De Sivo apparecchiava la sua celebre storia. Egli ignorava che il Pianell aveva formato tutto un piano di resistenza sul continente, poichè in quanto alla Sicilia, così egli che i suoi colleghi del ministero e il Re erano di accordo che non si potesse più difenderla. La riuscita del piano del ministro della guerra esigeva, come condizione imprescindibile, che il Re si mettesse alla testa delle truppe; ma